Citazioni


domenica 13 ottobre 2013

Diary

11/10/2013  -   Aeroporto Internazionale di Damasco, Siria -  Ora locale: 3:35 p.m.


Da poco atterrato. Parti con la luce, ore di aereo, arrivi con la luce. Il Jet lag è alla base del lavoro di quelli come te. Catapultarsi dall’altra parte del mondo con la tua ventiquattrore è come svegliarsi la mattina e prepararsi per andare in ufficio prendendo la metro a 55 metri dal portone di casa tua. La differenza è che tu vai all’aeroporto:  diretto per Baghdad, Dubai o Beirut. Giornata bollente: 31°. Manchi qui da 6 anni, è sempre tutto uguale. Calma apparente. Sarà che gli aeroporti sono uguali ovunque. Luoghi fuori dal mondo. Che indossi burka, completi Armani, tute Adidas o tonache da prete poco importa. L’odore pregnante di KFC e Mcdonald’s, i caffelatte di Starbucks sono etichette dell’essere umano. Al Khalili è l’obiettivo. Sono 5 anni, 3 mesi, 8 giorni e approssimativamente 8 ore che gli dai la caccia. Le talpe stanno lavorando bene. Nel giro di 10 giorni lo prendi. Lì inizia la parte più dura, ma parlerà. Tutti prima o poi parlano. Il tuo paese non può più vivere nel terrore, la prossima volta potrebbe morirci tuo figlio J. o tua moglie D. o stesso tu. Aerei che si schiantano, treni che deragliano e saltano in aria. Centri commerciali presi di mira. Povera gente che un momento prima pensava che avrebbe potuto pensare anche il momento dopo, ma niente più pensieri. Improvvisamente, senza neanche accorgersene. Loro dicono Allahu akbar. E tu In God We Trust. Ma Dio poco c’entra, il problema siamo noi: pupazzetti di Dio.
 Io proteggo la mia famiglia, il mio paese, i paesi civili. Proteggo gli innocenti.

Al Quaryatayn, Siria  -  Ora locale:  9:13 p.m.    

Esausto. Lungo viaggio in macchina. Stanotte in questa bettola. Puzza di muffa, però qualche dollaro basta. Troppo caldo ancora. Sono di nuovo qui. Quanto durerà ancora questa guerra? Gli islamici per le strade delle città occidentali che incutono timore. No. Schifo di cibo qui, avrei dovuto comprare più hamburger in aeroporto. Volare a casa mia, ammirare la bandiera del mio paese ed esserne fiero.


26/10/2013  -  Base segreta Hole Lost – Ora: 6:03 p.m.


Ce l’abbiamo fatta. Questa data sarà storica per  il nostro paese. Ho finalmente preso l’obbiettivo: dopo giorni di attente osservazioni, siamo riusciti ad arrestare Al Khalili. Uno dei terroristi internazionali più influenti … questo è davvero un grande giorno. Non gli darò tregua, finché non ci rivelerà quello che dobbiamo sapere sulle loro prossime mosse . E’ quello che gli ho detto. Lo abbiamo arrestato coprendogli il capo e non sa dove l’abbiamo portato. Non sa che siamo  50 metri sotto terra. Non sa che siamo ancora in Siria. Probabilmente non sa neanche quanto tempo è passato da quando l’abbiamo catturato, dato che gli abbiamo (come da manuale) somministrato un sonnifero, seppure blando. Resterà con il capo coperto, al buio tutta la notte. Legato ad una sedia e dichiarato il suo arresto per conto dei servizi segreti  etc.
Gli ho riferito che dovrà parlare e che non lo aiuteremo in nessun modo comunque, al massimo potrà evitare la pena di morte. Lui non ha risposto. A lungo, a lunghissimo. Ho deciso quindi di colpirlo, più volte al viso. Ha deciso di aprire bocca, ma solo nella sua lingua, minacciando me e il mio paese. L’ho colpito ancora, fino a sentire il naso scrocchiare. Non è niente questo, i prossimi giorni saranno un inferno, gli ho detto. Può invocare  Allah quanto gli pare, di sicuro non lo aiuterà. E’ solo un pezzo di merda che gioca con la vita delle persone. Allah se ne sbatte della sua Jihad, gli ho detto urlando. Colpito allo stomaco più volte, ha probabilmente vomitato: sentito del rigurgito da sotto il sacco che gli copre il capo. Che ci rimanga nel rigurgito lì sotto. Tutta la notte. Prega quanto cazzo ti pare. Ma certo, non potrà farlo: è lurido, è legato. Quanto mi dispiace che non possa pregare il suo cazzo di Allah.

27/10/2013 Base Hole Lost – Ore: 01:17 a.m.


Ho sentito il bisogno di chiamare D. giusto per sentire la sua voce, la sua tranquillità per le faccende quotidiane. Lo sai che la vicina ha fatto una buonissima torta Sacher? Oggi J. ha studiato con una nuova compagna di scuola, temo che sia il suo primo flirt. Mi fanno sorridere, mi fanno tornare con i piedi per terra, ma sono anche lontano anni luce da loro. Io ho la responsabilità di fare qualcosa per loro, per il mio paese, per la povera gente che non c’entra niente e subisce le manie d’onnipotenza di qualche pazzo con il turbante in testa. Ho pianto un po’,non so se per gioia o per dolore … è che davvero è stato un grande giorno: Al Khalili è stato preso. Io l’ho preso. Questo significa che riuscirò a fermare il prossimo attacco di questi bastardi con le budella piene di tritolo. Salverò delle vite e il mio paese me lo riconoscerà. La folla, le bandiere sventolate, i bambini che ridono, i nonni che tirano un sospiro di sollievo, il giornalista TV che con un’aria  tranquilla annuncerà che i servizi segreti hanno sventato un attacco e catturato uno dei capi dell’organizzazione terroristica più pericolosa al mondo, e io ne proverò sollievo: ascolterò la conferenza stampa del presidente che si riterrà orgoglioso dell’ottimo lavoro dell’intelligence, sorriderà in maniera paterna e la bandiera imponente dietro di lui sventolerà, continuerà a sventolare grazie a me perché ognuna di quelle stelline potrà ancora splendere, grazie a me. Perché noi siamo tutti uguali sotto quella bandiera, siamo fratelli e combattiamo per gli stessi ideali di libertà e uguaglianza. Palese, il motivo per cui starò piangendo, sarà l’amore. L’amore verso la mia famiglia, che è lì ad attendermi fedele, l’amore per i miei vicini di casa, per i miei concittadini, per i miei colleghi, per i miei connazionali, per il presidente, per le stelline sulla bandiera, per la patria, per la vita.

28/10/2013 – Base Hole Lost – Ore: 03:24 p.m.


Prima mattinata di interrogatorio con Al. Abbiamo parlato un po’ o meglio ho parlato io. Gli ho tolto il copricapo, era sporco di vomito. Gli ho gentilmente offerto dell’acqua che ha in silenzio rifiutato. Come vuoi, gli ho detto. Gli ho chiesto dove sono gli altri ricercati, quelli più potenti di lui, con quali altre organizzazioni hanno contatti, quali governi li appoggiano, quali sono i loro prossimi obbiettivi. La risposta è stata il nulla. Non mi guardava neanche negli occhi, li aveva socchiusi verso il basso. L’ho schiaffeggiato. Una. Ancora. Due. Tre. Quattro. Alza lo sguardo, gli ho detto. Non mi guardi in faccia, gli ho chiesto. Altro schiaffo. Da quel momento ha alzato lo sguardo, senza dir nulla e mi ha fissato negli occhi per tutto il tempo, io l’ho tenuto fisso, fino alla fine, anche se lui era praticamente un muro che non comunicava. Gli ho raccontato di come l’abbiamo preso, di quanto tempo gli sono stato dietro … e lui lì con quel naso rotto, ha iniziato a sorridere. Ti fa sorridere, gli ho detto io sorridendo a mia volta. Ti fanno sorridere anche le donne e i bambini che sono saltati in aria per colpa dei tuoi cavalieri di Allah nell’attacco al centro commerciale di ***? 50 bambini, 65 donne, per non elencare il numero di dipendenti uomini, anziani in pensione. Al continuava a non parlare e a fissarmi con attenzione, penetrando i miei occhi. Il suo sguardo, uno spillo attraverso le mie pupille. L’ho colpito: altro schiaffi. L’ho bendato e gli ho chiesto se avesse fame, perché non mangerà finché non aprirà quella cazzo di bocca prima per parlare.
Riferito al team di non dargli cibo e acqua fino a domani mattina.

Base Hole Lost - Ore: 11:55 p.m.

Al continua a non parlare. Gli schiaffi non gli hanno fatto niente, non mangia e non beve da quasi due giorni e domani inizierà a implorare cibo e acqua. Ho cercato di non esagerare perché così domani gli sembrerà un incubo. Se non parla per la sete, lo faccio bere a modo mio. Do da bere ai suoi polmoni. Un po’ di waterboarding gli farà solo capire quanto è importante poter respirare, molto più importante di poter bere. Non te ne fai un cazzo dell’acqua, senza ossigeno. Senza mangiare e senza bere puoi durare parecchi giorni, ma senza respirare si parla di minuti, esagerando. Ma in realtà non c’è rischio di soffocamento, è una sorta di simulazione. Be’ l’acqua davvero invade le vie respiratorie. L’ossigeno al cervello non arriva, ma è tutto sotto controllo. Il trucco sta nell’effetto psicologico. Credi di soffocare sul serio. Pensi di avere la sensazione di morire, ma in realtà tu non sai che significa morire. E’ semplicemente panico: hai un doppio straccio in faccia, i piedi all’insù, tre uomini che ti tengono bloccato e io che ti verso intere brocche d’acqua sulla faccia. Negli intervalli continuo a chiederti quello che voglio sapere. E arrivi ad un certo punto che non ce la fai più e senti sempre più forte il desiderio di rivelarmi tutto, perché non vuoi morire soffocato. C’è quel secondo che credi che sarà l’ultimo, ti sembra di vedere le porte dell’inferno oppure del paradiso, quello che ti pare, ma non vuoi entrarci. Tutta la vita ti passa davanti. In realtà sono io che ho scatenato quest’effetto nella tua mente, è tutta un'illusione.

03/11/2013 – Base Hole Lost – Ore:07:40 p.m.


Inizio a pensare che non sia umano. L’organizzazione li ha addestrati troppo bene: ha resistito cinque giorni senza cibo e acqua. Ho dovuto cambiare modo di gestire la situazione, così qualche giorno fa, una mattina, gli ho procurato una ricca colazione: frutta fresca, frutta secca, acqua, tutto preparato con la massima cura. Infine gli ho somministrato delle vitamine per farlo riprendere fisicamente. L’osservavo mangiare e rigenerarsi come se fosse un bambino ingordo davanti ad una tavola piena di dolci natalizi. In realtà era tutto parte del protocollo, credo lo sapesse anche lui. Non possiamo lasciar morire di sete o di fame una personalità così preziosa. Ridandogli il diritto di sopravvivere con le primarie necessità, ho fatto un passo verso di lui, ma in realtà lui sapeva che avrei potuto continuare a fargli del male. E’ quello che gli ho ribadito. Iniziò a parlare la mia lingua, mentre faceva colazione, e mi disse che non era un terrorista, non aveva alcun contatto con l’organizzazione quindi non sapeva nulla di attacchi imminenti. Da quella notte fino ad oggi, quindi per tre notti, è stato punito in maniera esemplare. Impedire ad un uomo di dormire per tante ore può essere molto grave per la sua sanità mentale. Non so come resisterei in una stanza dove, per diverse giornate mi tengono sveglio con riflettori accecanti che si accendono e si spengono alternandosi con un disco di musica death metal amplificata al massimo che si blocca e riparte aritmicamente. La schiena inizia a pesarti, le gambe ti tirano per i nervi che allo stesso tempo ti costringono a stringere i denti, gli occhi sono pesanti ma è impossibile chiuderli. Vuoi staccarti la testa, vuoi mettere fine a tutto, far calare il sipario, eppure è un incubo che durerà per chissà quanti atti ancora. In quel momento possono venirti in mente quelle saltuarie notti insonni che hai passato durante la vita, per qualche stupido pensiero che ti impediva di dormire. Allora l’incubo era rigirarsi tra le lenzuola e non trovare la pace per dormire, adesso che sei in questo nuovo incubo e vorresti tanto poter dormire, distendere i nervi, lasciarti tutto alle spalle, e per giorni non puoi farlo, ti sembra così una cazzata l’insonnia. Oggi sono andato a trovarlo e gli ho promesso che avrebbe potuto dormire se mi avesse detto qualcosa, l’avrei premiato anche se avesse fatto un  passo verso di me. Lui ha iniziato a lamentarsi e a piangere sommessamente. Gli dicevo, Al, chi te lo fa fare di soffrire così? Tutti hanno diritto a qualche ora di sonno,anche se il death metal è il tuo genere preferito. Al continuava a piangere sommessamente  e mi pregava di lasciarlo dormire qualche ora e poi mi avrebbe detto qualcosa. Non si fa così, gli ho risposto io. Si fa che tu dai qualcosa a me e io ti ricambio. Mentre persisteva nel suo pianto e ad implorare pietà, ha avuto delle allucinazioni: urlava qualcosa in arabo guardando nel vuoto. Tremava dalla paura, come se avesse visto un demonio. Quindi ha ripreso a pregarmi. Gli ho risposto duramente, Ti faccio male di nuovo con l’acqua e stanotte hai tutto il tempo per ascoltarti un nuovo disco di un gruppo norvegese molto incazzato. Improvvisamente ha cercato di colpire il pavimento con la testa urlando qualcosa di incomprensibile, l’abbiamo dovuto calmare e immobilizzare. Esausto ha confessato di appartenere all’organizzazione, ha confessato di aver avuto un ruolo importante, quindi mi ha implorato ancora di lasciarlo dormire. Gli ho concesso un giorno di riposo, ma dopodomani voglio sapere tutto da lui. Lo spremerò come un’arancia.

05/11/2013   -  Base Hole Lost -  Ore: 08:02 p.m.


Sono in gabbia anche io. Non molto diverso da lui. Mi manca D., il mio amore. Un suo abbraccio. Ieri le telefono e mi sembra poco attenta. Abituata alle mie missioni. Qualcosa che la distrae? Sicuramente si preoccupa per me. L’eroe. Lo faccio per loro. Ma loro proseguono la loro vita.

Troppo arrabbiato ieri per scrivere. Il pezzo di merda è tornato ad essere muto. Parla solo per minacce. Non sei nessuno, mi fa, io valgo quanto il tuo presidente, sono io che decido, in missione per il mio popolo, per proteggerlo, in onore di Allah. Tu, mi fa, sei solo un pupazzetto del tuo presidente, delle fabbriche di armi, dei petrolieri e delle banche. Tirapiedi con te non ci parlo.
Tirapiedi a me? Io sono un servo della patria. Io la amo. Fottiti tu e la tua Jihad. Morirai qui dentro se non mi dici quale sarà il prossimo colpo.
Ma come fanno, come fa? Come cazzo fate? Riempite di frottole dei ragazzi e li mandate a detonarsi nel mezzo di formicai umani. Uccidete cuccioli e ignari innocenti, senza dargli possibilità di reagire.
Messo in isolamento sensoriale all’istante. Oggi l’ho svegliato all’improvviso mentre era nel suo buio silenzioso, schiavo dei suoi pensieri deviati. Ha paura. L’ho tenuto qualche ora e gli sembrava fossero passati giorni.
A me sembrano anni dall’ultima volta che ho fatto l’amore con D. Che sono uscito a mangiare un gelato con J. Chissà cosa pensa di me quando sono via, ogni volta che torno parla sempre dello zio.

Al  pensa che siamo uguali. Ognuno combatte per una causa. No, gli dico, io non ammazzo innocenti. Lui ride. Ride a crepapelle. Ammazzate innocenti anche voi, sempre. E magari i tuoi connazionali e la tua famiglia non lo sanno, neanche tu lo sai. Il tuo capo ti dice che la missione è compiuta. Anche la vita dei nostri innocenti è compiuta e hanno raggiunto Allah. Allah mi ha parlato, mi ha detto oggi. Dice che Allah vuole che lui mi illumini sulla realtà delle cose. Cazzate. Sono io che decido. Devi parlare Al, gli ho risposto.

Una volta eravamo tutti innocenti in nome di Allah, facevamo la nostra vita nella nostra terra. La vostra avidità di soldi vi ha portato a volerci dominare, a distruggere le tradizioni, a imporci le vostre. A dirci che è meglio che una donna mostri le sue nudità affinché si emancipi dal suo marito. La vostra avidità. Alcuni di noi si sono immolati sporcandosi le mani con i vostri soldi, le vostre stesse armi, per proteggere i nostri innocenti, perché Allah così vuole.
E adesso il tuo Allah perché non ti libera?
Perché tu non ti liberi dalla tua patria? Perché non pensi alla tua famiglia invece di fare lo schiavo della patria?
Non posso più sopportarlo. Sostiene qualunque tipo di tortura. Il suo trucco non lo capisco. Voglio la mia famiglia. Perché perdo tempo ancora con lui?


                                                                      [pagine strappate]



13/12/2013 – Base Hole Lost – Ore: 04:35 a.m.


Problemi di insonnia. D. non mi ha fatto parlare con J. negli ultimi giorni. E’ diversa, sfuggente. Dovrei essere lì, ma sono qui bloccato perché non ho risolto nulla con Al Khalili. Tenuto ancora sotto controllo, ma inutile: non ha parlato. Siamo alla ricerca di altri. Khalili mi destabilizza. E’ lì inerme cosciente che tutto procederà nel migliore dei modi per loro. Non sa degli attacchi riusciti a Tel Aviv. Non sa di tutti quei morti. Sottoposto a qualunque tortura. Continui  waterboarding, isolamenti sensoriali, umiliazioni di qualunque tipo: nulla. A volte parlo con lui, in privato, senza registrare. E’ diventato il mio confessore. Cerco di creare un rapporto più profondo per estrapolare qualcosa. Gli ho chiesto della vita. Se gli interessasse della sua vita, di quello che avrebbero pensato i suoi figli che non lo vedevano da mesi, probabilmente lo credevano morto. Cosa ci aveva guadagnato in tutto questo? Mi rispose con una domanda: quanto ci guadagni tu a perdere lentamente la tua vita? Quanto ci guadagni tu a diventare fantasma per tuo figlio? Mi sovvenne C. mio fratello, che ad ogni lunga missione, praticamente mi sostituiva. A quanto questa cosa in futuro avrebbe influenzato il nostro rapporto, tra me e J. Pensai anche a D. E’ sempre più certa l’idea di un tradimento. Anche in passato avrà avuto qualcun altro. Non si spiega che diventi così fredda. Penserà che non sono un buon padre di famiglia, ma in realtà è solo una puttana. Sono io che sgobbo per tutti, per proteggere lei e tutta la famiglia. Loro, bravi solo a consumare, guardare la TV e piangere davanti ai telegiornali che annunciano attacchi terroristici, eroi della patria morti sotto le armi, ma loro che ne sanno? Il presidente che se ne sta con le gambe incrociate sulla sua scrivania del cazzo e poi mostra commozione davanti ad una telecamera. Riservato a me, piangere qualche lacrima salata su queste pagine. Loro jihadisti, si gratificano con un sacrificio in nome di Allah. Loro, non sono legati alla loro casa con il pollaio. Differente per noi, progettati per essere attaccati alla vita terrena. Il tutto arbitrario.

24/12/2013 – Base Hole Lost – Ore: 03:27 a.m.

Domani Natale. Uno stupido alberello addobbato sulla mia scrivania. Prendo antidepressivi.  Se ne stessero fra di loro, famiglia contenta che pesa sul mio conto in banca, sul mio esaurimento nervoso. Khalili domani parte per processo nel mio paese. Visto qualche ora fa. Grazie a me potuto parlare con Allah, così mi dice.
Credi di essere un fallimento per il tuo paese. Khalili, primo che ti resiste. Controlla il suo corpo, per una mente fin troppo stabile. Le allucinazioni. Controllate dalla sua forma mentis.
Perso il controllo sul senso della tua vita. Antidepressivi, ancora. Fidati solo di te stesso. Anni e anni di sogni. Esseri amati ti voltano le spalle, anche il frutto del tuo cazzo e la puttana inseminata morsa dal serpente. Una bandiera con stelline opache, si uniformeranno al colore base, bandiera nera, più sincera. Un presidente pirata con denti d’oro e sangue di petrolio, pasto incatenato di vampiri ultramiliardari. Un nostos che non cerchi più, inutile. Si nasce soli, si muore soli. La pace corrompe non meno di quanto la guerra distrugge. Tutto nella mente, ti deprivano dei sensi eppure la tua mente crea oppure davvero Khalili è un messaggero di Allah, di Dio, di un Superiore. Ma no, tutto arbitrario. Ma lì saresti servito a qualcosa.

Un alberello che non avrà senso addobbato di tre palline. Un Santa Claus, atteso come un messia, per qualche dono. Un messia inventato dai signori del denaro, perché i sogni ad occhi aperti fanno fare più quattrini di una guerra. Un Santa Claus che spara dalla sua slitta a jihadisti, soldati, stelline opache, bambini felici e ricchi, bambini poveri e scalzi.
E io che aspetto ancora il mio cazzo di regalo. Atarass---