Citazioni


giovedì 19 giugno 2014

Ianus, parte 2


Questo racconto è nato da una
collaborazione del Losco e Bob.

Link alla Parte 1

-Giovedì, Giorno 19-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 24 Aprile
A volte è disarmante quanto le cose riescano a cambiare nel giro di poche ore. Non appena sono tornato a casa, dopo il rapporto di domenica scorsa, ho sentito come se la situazione in casa si fosse fatta più pacifica, più vivibile. Non c’è voluto molto per capire che il ciclo di Melissa era finito. La ritrovata pace è stata una manna dal cielo, e non so se sia stato grazie ad essa o perchè il processo di cross-over cognitivo si sia potenziato ulteriormente in questi giorni, ma ho avuto il sentore che ci fosse subito più armonia, più complicità. Domenica stessa ne abbiamo approfittato e le ho proposto di allenarci un poco. I risultati sono stati notevoli. Nonostante abbia ancora una esperienza irrisoria, ho sentito come se avessi la stessa abilità nel combattimento corpo a corpo che ha Melissa. I colpi venivano naturali, così come le contromosse. A dirla tutta, forse troppo naturali. Nel mio ricevere informazioni in modo passivo, senza rendermene conto, tentavo di utilizzare il mio corpo come se fosse quello di Melissa, insomma un corpo sciolto, allenato, in grado di sostenere determinati movimenti. E così, nel tentativo di dare un calcio troppo alto, mi sono ritrovato a terra insieme a lei. Nello stare stretti a terra, cercando di divincolarci, ho sentito nuovamente una strana pulsione sessuale nei suoi confronti. Non sono riuscito a capire da chi sia nato lo stimolo, nè chi per primo abbia cercato di allontanarlo, so solo che ci siamo alzati imbarazzati, decidendo di terminare li l’allenamento. E’ esattamente in quel momento, mentre lei era andata a farsi la doccia, che è iniziato tutto. Improvvisamente ho sentito come se mi venissero inviate immagini. Anzi, più che immagini, sensazioni. Riuscivo a vedere il suo corpo sotto l’acqua. Sentivo le sensazioni delle sue mani sulla sua stessa pelle, il calore sotto le dita, e sembrava quasi che la stessi toccando io. Era da tempo che non sentivo così tanto di volere una donna, ormai saranno un paio d’anni… Quando è uscita dalla doccia, non ho avuto il coraggio di guardarla negli occhi. Sapevo che sapeva, e sapevo, o almeno percepivo che non sembrava disturbarla, ma la cosa non mi liberava l’imbarazzo. Sono andato sotto la doccia anche io, per cercare di calmarmi, ma sentivo ancora quelle sensazioni vivide sotto le mie dita. Sono quasi certo che Melissa lo abbia fatto apposta, che mi abbia stuzzicato. E quando sono uscito dall’acqua non mi sono lasciato pregare.
Non saprei come descrivere come sia stato il rapporto. In tutta la mia vita non credo di aver vissuto nulla di così intenso, di così passionale. Sembrava quasi come se le nostre menti, le nostre emozioni, si fondessero tra di loro, senza filtri, ed ogni sensazione si amplificasse a dismisura. Penso che ogni aggettivo per qualificare questa esperienza sia riduttivo.
Il giorno dopo siamo rimasti a letto tutto il tempo. Volevamo approfondire quell’esperienza, continuare a scambiare immagini, ricordi, sensazioni in modo caotico e stupefacente. Non ci siamo neanche resi conto che ormai non parlavamo più. Le mie idee, i pensieri che volevo esporle, arrivavano semplicemente nella sua testa, senza veli, senza parole, senza fraintendimenti, proiettate esattamente per quel che erano. E così i suoi pensieri.
Per concludere, posso dire che il resto delle giornate è stato tranquillo, armonioso. Abbiamo comunicato molto, siamo stati molto tempo insieme, il tempo è semplicemente volato. Era da tanto che non stavo così bene con qualcuno.


M. Solberg, giovedì 24 aprile.

Con la fine del ciclo mestruale mi sono resa conto che io e Mathias abbiamo superato uno scoglio molto importante. In un certo senso è stato come se dopo esserci odiati così tanto ci siamo avvicinati di più. Alla Nuvola mi dicevano che se tagli una corda tra due persone e poi la riannodi, la corda sarà più corta e le persone più vicine. Credo che sia andata così, perchè ormai siamo diventati molto intimi. Il cross-over cognitivo sembra essere arrivato a livelli ottimali, al punto che a volte diventa difficile riconoscere la propria personalità. Domenica, dopo il rapporto, abbiamo fatto un po’ di pratica con il combattimento corpo a corpo. Ho mancato Mathias più volte perché calcolavo la distanza basando i miei colpi sulla lunghezza dei suoi arti. Anche lui ha mostrato problemi di coordinazione che credo siano legati ad una percezione di sè falsata, e alla fine ci siamo trovati avvinghiati a terra. A quel punto uno di noi due, probabilmente entrambi, abbiamo pensato di fare sesso, ma qualcosa ci ha fermati, forse il semplice fatto di non riuscire a capire chi lo stesse pensando. Abbiamo deciso di fermarci lì, ma mentre ero sotto la doccia mi sono trovata improvvisamente a desiderare sessualmente me stessa. Ero invasa dall’intensità dei pensieri di Mathias, li percepivo perfettamente, nonostante ci fosse un muro tra noi era come se stessimo già facendo sesso. Ho lasciato che immaginasse tutto quello che voleva, ho guidato la sua mente e quando sono uscita dalla doccia l’ho trovato seduto nel letto, sudato, ansimante. Appena mi ha vista è corso sotto la doccia, ma non ho smesso di stuzzicarlo, anzi ho continuato a far sì che il suo desiderio crescesse.

Quando è uscito abbiamo avuto uno dei rapporti sessuali più intensi che io abbia mai sperimentato. Le sensazioni fisiche e mentali erano armonizzate alla perfezione, un’esperienza quasi mistica. Erano sensazioni così particolari che abbiamo deciso di approfondirle per tutta la giornata di lunedì, e alla fine ci siamo resi conto di non star più parlando. Abbiamo avuto lunghe conversazioni senza aprire bocca e senza scontrarci, era come se le nostre menti aggiungessero gradualmente delle frasi ad un trattato, a turno. Anche quando facciamo esercitazioni di combattimento corpo a corpo è più simile ad una coreografia che ad uno scontro. In questi giorni, anche a causa dell’intensificarsi delle comunicazioni e condivisioni mentali, mi sono resa conto di essermi innamor nutrire un forte trasporto emotivo nei confronti di Mathias.

-Domenica, Giorno 22-




Mathias Nickelsen, Rapporto del 27 Aprile

In questi giorni ho avuto modo di riflettere sulle sensazioni e le immagini che appaiono nella mente durante i nostri rapporti. Mentre siamo a letto, ho notato che i nostri pensieri sembrano meno chiari, più caotici, rendendo impossibile seguirne il filo. Ci ritroviamo semplicemente a non pensare veramente, o a pensare a migliaia di cose contemporaneamente. In particolare, immagini. Mi è parso qualche volta di vedere me stesso, seduto nel mio studio, a sorseggiare un bicchiere di vino. Di vedere lei, stesa in una trincea, con un fulice in mano. Riuscivo a sentire tutte le sensazioni come se fossero mie, pur non avendole mai vissute. Un particolare evento però mi ha incuriosito. Mi è sembrato di vedere uno spezzone del suo passato, il passato prima della riabilitazione, prima del colonnello. Si stava drogando, qualcosa di pesante, ma era tutto poco definito. Ho ragione di credere che il ricordo fosse poco chiaro a causa degli stupefacenti.
Sono rimasto spaesato per un secondo, dopo quella volta. Era sabato, e ho avuto l’impressione che mi mancasse qualcosa per capire al 100% la persona con cui sto vivendo. Dovevo colmare quel vuoto, dovevo provare qualcosa, magari non eccessivamente rischioso, che mi aiutasse semplicemente a sentirmi più vicino a lei.
Cercando sul web, mi sono informato sui funghi allucinogeni. Descrivevano i loro effetti, come funzionassero e, spinto dall’interesse, ho deciso di provarli quella sera stessa.
Non c’è voluto molto per procurarmeli, molte persone nel circolo universitario sono attratte da quella roba, per cui sapevo già a chi chiedere. Li ho consumati direttamente sul posto, e non è passato molto tempo prima che iniziassi a sentire gli effetti. Ricordo che ero a pochi chilometri da casa, in una strada molto illuminata. Le luci sono sembrate improvvisamente in possesso di vita propria. Le vedevo vibrare, scuotersi violentemente, un immagine che a pensarci ora mi mette i brividi, per quanto fosse inquietante. E invece ero solo estremamente affascinato da quello spettacolo. Mi sono sentito poi improvvisamente stanco, affaticato. Sentivo che quello che avevo di fronte era semplicemente…troppo. Riuscivo a vedere la città per metri e metri, vedevo i suoi palazzi che sembravano quasi parlarmi, invadermi con stimoli di qualsiasi tipo che si abbattevano violentemente sul mio cervello, tanto da sovraccaricarlo. Per cercare sollievo, mi sono infilato in un vicolo, così da limitare le fonti di informazioni. Sentivo i piedi come se fossero ovattati, quasi non sembravano più miei. Sapevo che stavo camminando, ma non riuscivo a liberarmi dalla sensazione che le mie scarpe si muovessero da sole.
Il vicolo non portava da nessuna parte. A questo punto mi sono seduto a terra, gli occhi fissi di fronte a me. C’era un muro di mattoni, ricordo, di quei mattoni rossi, come se ne vedono ovunque. Eppure per un istante mi è sembrato lo spettacolo più innovativo che avessi mai visto. Osservavo i singoli mattoni, incolonnati tra di loro, e mi veniva da riflettere su quanto sembrassero una cosa sola così, messi l’uno sopra l’altro, in un equilibrio perfetto, pur essendo entità separate tra di loro. Mentre riflettevo, mi è sembrato di riuscire a vedere più a fondo ogni singolo mattone, come se riuscissi a distinguere le singole molecole che lo componevano. Un secondo dopo, e la visione era totalmente cambiata, espandendosi, inglobando l’intero muro di mattoni, per poi allargarsi maggiormente, portandosi sull’asfalto, su cui il muro poggiava. Quindi su di me, o quello che sapevo essere il mio corpo, pur non sentendolo come tale. In un istante ero io, ma non ero solamente io. Ero un’unità, all’interno di un universo che semplicemente mi inglobava, facendo perdere qualsiasi significato a qualsiasi individualità che potevo sentire precedentemente.
A quel punto ho chiuso gli occhi, e mi sono ritrovato catapultato lì, in fondo al mare. Pensandoci ora, mi sembra strano che non avessi paura di affogare. Era come se fosse totalmente naturale essere li in fondo, fermo a mezz’aria, come se non avessi alcun peso. Ho visto l’immagine di un polpo, che si avvicinava lentamente. Ho avuto la sensazione che fosse un pericolo, che dovessi scappare. Una sensazione durata un solo secondo, per poi sparire, dando spazio ai miei pensieri. Lì sotto mi è parso di sentire una voce femminile, che parlava, parlava, rivelandomi migliaia di concetti in un secondo. Le parole sembravano quasi sovrapporsi fra di loro, mentre il polpo lentamente si avvicinava, inesorabile, veloce e lento nello stesso momento. Il tempo li sotto non aveva alcun senso di esistere.
C’è stato un flash poi, e mi sono ritrovato improvvisamente in alto, su nuvole grigie, tempestose. La pioggia cadeva, incessante, e io ero lassù, e continuavo a sentire quella voce, intermittente. Ho avuto l’impressione di vedere a tratti l’immagine di mia moglie, che vibrava, sbiadiva, per poi trovarmi a fissare Melissa. I suoi capelli poi diventavano di nuovo quelli di Marie, e la voce tornava, e mi sono ritrovato a piovere giù dalla nuvola, avvicinandomi sempre di più alla terra. Continuavo a sentire l’immagine di Melissa davanti ai miei occhi, che si confondeva con Marie, si fondeva con essa, spariva a tratti e ricompariva, senza alcun ordine. Le loro labbra si muovevano, e, nonostante non uscissero parole, mi pareva di sentirle ugualmente. Non ricordo perfettamente cosa mi hanno detto, ho solo in testa un messaggio che mi esortava ad andare avanti. Il mio corpo nel frattempo continuava a scendere, accelerando e fermandosi a mezz’aria. E nel momento in cui toccavo l’acqua, sono sparito, consumato da un sole rosso, comparso dal nulla.
Ho aperto gli occhi, a quel punto, ed ero di nuovo li, in mezzo a quel vicolo, seduto vicino al cassonetto della spazzatura. Gli effetti del fungo si stavano affievolendo, e ne ho approfittato per tornare a casa. Stava già albeggiando.
Non credo di essere ancora riuscito a riprendermi dall’esperienza, ma sento ancora le parole di Marie, o di Melissa, risuonarmi nella testa. Credo che quella visione mi sia servita...forse solo ora sono riuscito a superare il dolore della morte di mia moglie.

M. Solberg, domenica 27 aprile.
Il cross-over cognitivo è arrivato a livelli ottimi. Alcune volte mi sono trovata a vedere immagini nella mente di Mathias che non volevo vedere. Ho visto scene della sua vita passata e del suo matrimonio, l’ho visto ricevere la telefonata che gli ha annunciato che sua moglie, biologa marina a capo di una spedizione scientifica sulle coste dell’Australia, era morta in seguito ad un incontro con un animale velenoso. Ho visto il volto di sua moglie e ho capito immediatamente.
L’Hapalochlaena lunulata, comunemente noto come “Polpo dagli anelli blu”, è una delle creature più velenose al mondo. Ne ho visto uno una volta, durante l’operazione Footpath Rescue. Ieri sono andata a fare un giro e ho cercato informazioni su sua moglie, oltre a rileggere tutti i files relativi all’operazione. Nessuna menzione era fatta a proposito del nome del bersaglio, solo una foto e degli ordini precisi: fingersi una bagnante, avvicinare il bersaglio in una secca ad un centinaio di metri dalla spiaggia, stuzzicare il polpo nel retino con un bastone, lanciarglielo addosso, e assicurarsi che non facesse ritorno al suo campo base per tre minuti. Il bersaglio ha subito compreso di che animale si trattava, mi ha ignorata e ha iniziato a correre verso la spiaggia, allora l’ho fermata e immobilizzata finché la tossina non ha sortito il suo effetto: io la tenevo immobile mentre la pioggia iniziava a caderci addosso, e in meno di un minuto il bersaglio è stato assalito da nausea e ha perso la vista. Ha smesso di parlare e poi di muoversi. Sono rimasta lì mentre la paralisi si estendeva al diaframma e le impediva di respirare. Ho accertato il suo decesso e sono tornata a nuoto alla barca. Nessuno ha mai sospettato che non fosse stato un incidente, e io non mi sono mai posta domande su chi fosse il bersaglio. L’unica domanda che mi pongo ora è: perché io? Perché io sia per la missione Footpath Rescue che per il progetto Ianus? In ogni caso sono perfettamente cosciente dei miei doveri di soldato. Non farò menzione di ciò che ho scoperto con Mathias, non dubiterò né discuterò gli ordini che vengono dall’alto, continuerò ad eseguirli senza pormi domande. La moglie di Mathias sarebbe morta in ogni caso, se non fossi stata io sarebbe stato qualcun altro. E questo farà anche di me una persona orribile, ma non posso fare a meno di pensare che se lei fosse ancora viva io non avrei mai potuto conocerlo. Non avrei mai potuto innamorarmi. Non avrei mai potuto averlo per me. Gli ordini eseguiti dal soldato Solberg non hanno nulla a che vedere con le emozioni di Melissa.

-Giovedì, Giorno 26-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 1 Maggio
Dopo l'esperienza di sabato scorso c'è voluto un po' per riprendermi del tutto. Per un paio di giorni mi sono sentito apatico, stanco, e desideravo più che mai di avere i miei spazi, di stare un po' per conto mio. Melissa ha accettato con calma la situazione, senza cercare di forzarmi o di farmelo pesare. Non so se sia perché, vista la nostra situazione, sapeva perfettamente cosa stessi passando o se sia stato semplicemente per rispetto per la mia persona, in ogni caso le sono estremamente grato.
Ho riflettuto molto sul mio rapporto con lei, e mi sono ritrovato spesso a confrontarlo con quello con mia moglie. Io e Marie siamo stati sposati per dodici anni e fidanzati per quattro. Abbiamo passato insieme così tanti momenti, affrontato e superato tante difficoltà, e non ho dubitato praticamente mai del fatto che fossi innamorato di lei. Eppure ho la sensazione di non aver mai avuto un rapporto così profondo con lei. Una parte di me sa bene che in fondo questo rapporto è artificiale, ma l'idea non basta a riconsiderare ciò che provo per lei. Credo di essermi innamorato di Melissa Solberg.
Dopo che mi sono ripreso, siamo tornati a fare spesso l'amore. Ogni volta sento come se pezzi di lei si unissero a me, rendendoci sempre più una cosa sola, come se fossimo due mani eteree che usano due pennelli per dipingere lo stesso quadro, e che si intersecano senza urtarsi. La sensazione di non riuscire a percepire perfettamente i suoi pensieri non è cambiata, così come continuano ad apparire immagini e visioni. Ho notato che questo effetto dura anche poco dopo il rapporto. In particolare, ho visto un episodio del mio passato. Ero sulla Sydney Tower , con mia moglie, e guardavamo il panorama da lassù. Era un po' triste lei, forse per la pioggia che cadeva ininterrottamente. È strano rivivere quei pezzi di vita in pochi secondi. Mi chiedo se anche Melissa abbia provato qualcosa del genere.

M. Solberg, giovedì 1 maggio.
La convivenza con Mathias nei giorni scorsi ha passato un periodo difficile, strano direi. Lui si è comportato in modo apatico da domenica, e ovviamente questa sua sensazione si è ripercossa su di me, abbassando il livello di informazioni condivise. Era come se la sua mente fosse incapace di inviare stimoli alla mia, da quel poco che ho percepito credo abbia fatto uso di droghe. Non ho visto né sentito nulla di concreto da parte sua, ma conosco bene quei comportamenti. Concentrandomi riuscivo a percepire lievemente il suo stato mentale, e ricordavo anche quello. E comunque non credo esistano altre possibili spiegazioni per la sua incapacità di comunicare.
In un certo senso mi ha fatto piacere, ero sconvolta per ciò che avevo scoperto relativamente alla missione Footpath Rescue e ho avuto tempo per mettere quei pensieri a tacere. Dopo quei giorni le cose sono migliorate, Mathias mi ha detto di aver deciso di lasciarsi alle spalle il ricordo di sua moglie, e sebbene in quel momento mi sono sentita al settimo cielo ora che ci penso non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Mi chiedo come reagirebbe se sapesse che sono stata io, e ormai non faccio altro che vivere l’attimo, con lui, ogni attimo. È l’unico modo che ho per non pensare a sua moglie, oltre a ripetermi che il soldato Solberg e Melissa sono due entità separate. Non penso ad altro che a quello che succede in tempo reale, mi comporto come una ragazzina alla prima cotta e in fondo non mi dispiace, anche se devo ammettere che trovo abbastanza ironico che la possibilità di sentirmi pienamente vicina alle mie emozioni e poterle vivere con spensieratezza sia arrivata nella forma di un progetto militare. Mi piace cucinare per lui, sto facendo molta pratica e molti progressi, e spesso mi ritrovo, o ci ritroviamo, a pensare a come sarà la nostra vita insieme alla fine del progetto Ianus. Non facciamo altro che pensare, pensiamo insieme, per immagini. Anche ora pensare a delle parole mi risulta difficile, la nostra mente non ne ha formulate per giorni. Pensare insieme è come essere due mani eteree che usano due pennelli per dipingere lo stesso quadro, e che si intersecano senza urtarsi. Stiamo raggiungendo un livello di assimilazione che tre settimane fa, quando l’ho visto varcare quella porta, non avrei mai ritenuto possibile. Durante e dopo i rapporti sessuali, in particolare, le nostre menti si compenetrano in maniera così forte e complessa che diventa impossibile definire i pensieri, è come se tutte le informazioni che abbiamo mai assorbito tramite i nostri sensi si riversassero nella nostra mente tutte insieme. Credo che sarebbe impossibile, ora, vivere separati.

-Sabato 3 Maggio-


"Prego signore, desidera che le esponga le offerte del mese? "
"Me le illustrerà tra pochissimo, grazie. Vorrei prima dare un'occhiata in giro. "
Non so ancora se ho fatto bene a venire qui ora. In fondo non ci hanno mai detto precisamente quanto può durare l'esperimento. Hanno sempre fatto i vaghi, dicendo che il tempo previsto era di due mesi, ma che poteva arrivare addirittura ad un anno e che dipendeva, in definitiva, da come si fossero evolute le cose. Però non riesco a fare a meno di pensare a cosa potremmo fare una volta fuori di lì. Fantasticare non costa nulla, no? E poi sono sicuro che le piacerebbe viaggiare. Magari potremmo andare a Parigi, o magari in Egitto, attraverso il deserto. In fondo l’importante è stare insieme.
Ora che ci penso potrei portarla in Australia. Nonostante tutto quello che è successo, Sydney rimane una città incantevole, è un peccato che non ci sia mai andata. Ripenso al panorama dalla Sydney Tower , da lassù si riusciva a vedere tutta la città. Peccato che piovesse quella volta.. Anche se giurerei che... aspetta un attimo, che diavolo ci facevo a mezze maniche e senza ombrello sotto il diluvio? Eppure controllavo il meteo ogni giorno, dubito che potesse sfuggirmi un temporale del genere.
Qualcosa non quadra. Rifletti, Mathias, sono passati poco più di due anni, dovresti riuscire a ricordartene. Siamo andati sulla torre io e Marie, il giorno prima della sua morte. Il giorno prima di... Oh Cristo.
Corro via dal negozio, entrando veloce in macchina. A casa, rifletto, a casa avrò sicuramente foto, video, cose del genere. Non ho mai buttato un album fotografico in vita mia, figuriamoci quello. Si, deve essere lì.
Arrivo a casa in pochi minuti, salgo a perdifiato le scale e infilo bestemmiando le chiavi nella serratura. All’apertura della porta vengo invaso dalla puzza di chiuso, la casa non arieggiava da un mese. Cerco di allontanare l’odore, sventolando la mano, ed entro nello stanzino. Vediamo, dovrebbe esserci uno scatolone... Eccolo.
Avanti, dove diavolo sei? Aprile 2000...no. Dicembre 1999 no. Ecco, le foto di Sydney. Mi ricordo perfettamente, ci eravamo fatti scattare una foto del paesaggio da una guida, si proprio questa qui.
C'era un sole che spaccava le pietre.



È stato il giorno dopo che è venuto il nubifragio. Ricordo, avevo chiesto a Marie di rimandare l'indagine sul campo, le ho detto che poteva essere pericoloso. Lei naturalmente non mi ascoltò, disse che il grosso del maltempo era previsto nel secondo pomeriggio e che... maledizione...abbiamo dovuto rimandare il funerale di due giorni.
Perché mi ricordavo che piovesse? Che l'esperimento porti a confondere i ricordi? Eppure tutti gli altri sono integri, è la prima volta che si distorcono in questo modo. Al massimo ho fatto miei ricordi di Melissa, ma lei non è mai stata in Australia, me l'ha detto due settimane fa, a che pro mentirmi? Perché ho questa strana sensazione che mi manchi qualcosa?
Ragioniamo, per quel che ho avuto modo di vedere Melissa non ha mai avuto bisogno di mentire. È sempre stata sincera, qualsiasi argomento noi toccassimo. Al massimo non mi ha potuto riferire cose che avevano a che fare strettamente con l'esercito, ma dubito che sia questo il caso. Che interesse può mai avere l'esercito sul giorno in cui è morta mia moglie?
Non so che pensare... Non so neanche che ci faceva li Melissa in quei giorni.
Forse è il caso di andare a parlarne con lei.
***
Apro le porte del palazzo con forza. Mi guardo intorno, notando con la coda dell’occhio che la cabina della portineria è vuota. E’ strano, in tutti questi giorni non l’ho mai trovata incustodita...che abbiano previsto...
Non pensarci Mathias, ora non hai tempo da perdere. Mi dirigo verso l’ascensore. Premo il pulsante, la luce non si accende, provo a premerlo di nuovo, nulla da fare, lo prendo a pugni, nessun segno di vita. Fanculo, salgo le scale.
Arrivo davanti alla porta ansimando. Cerco freneticamente le chiavi, prima nella tasca destra, poi nella sinistra. Niente, dove diavolo le avrò messe...aspetta. Le trovo nella tasca della giacca e con impazienza le infilo nel buco della serratura. Appena riesco ad aprirla, finalmente riprendo a respirare normalmente.
La cerco, frenetico, e ad ogni passo sento i suoi pensieri che si fanno strada nella mia testa. Ci metto qualche secondo a risintonizzarmi e, quando riesco a vedere tutto chiaramente, la vedo, vicino al divano, che mi guarda preoccupata.


la guardo sa che io so cosa è successo no Melissa non spaventarti ho capito perché lo hai fatto so che non avevi scelta non potevi sapere non è colpa tua era solamente il tuo dovere sono stati loro a fare tutto questo capisco che non me lo volessi dire avrei avuto paura anche io deve essere stato difficile per te scoprirlo non temere non è cambiato niente fidati di me non c’è bisogno di odiarsi so che se potessi non mi faresti stare male non ho dimenticato chi sei me lo ricordi ogni giorno e sono innamorato di te ogni giorno ogni mattina che mi sveglio e ti vedo fare il caffé ogni volta che guardiamo un film abbracciati ogni volta che parliamo senza aver bisogno di nascondere nulla ogni volta che facciamo l’amore e ci sentiamo una cosa sola non dimentico chi sei non dimentico i giorni incantevoli che stiamo passando te lo giuro Melissa io ti amo
mi guarda ha capito lo so che ha capito mi sta guardando e io so che tu sai Mathias non è stata colpa mia non sono stata io non sono stata io Melissa è stato il soldato Solberg quella non sono io te lo giuro erano ordini io non potevo sapere e sì sono contenta di poterti avere con me ma non lo sapevo erano ordini volevo dirtelo ma avevo paura ti prego non mi odiare già mi odio da sola per quello che hai passato ti prego sì lo sapevo che avresti capito non è stata colpa mia ero solo uno strumento nelle loro mani non sapevo fosse lei è stato il soldato Solberg non Melissa quella che ti ama quella che tu ami quella che ti sveglia la mattina con il caffè caldo e ti ronza intorno come una studentessa innamorata del professore quella sono io non il soldato che ha ucciso tua moglie il soldato è morto e io sono qui te lo giuro Mathias io ti amo

Ci guardiamo negli occhi, senza parlare, senza pensare, per secondi intensi, interminabili.

Ci abbracciamo, ci baciamo, ci guardiamo ancora, facciamo l’amore.
***
Non può essere stato un caso. No, non sarebbe da loro. E’ tutto così chiaro ora, è tutto scritto qui, nei suoi rapporti. Avevano scelto due anni fa Melissa per questo progetto. L’hanno inserita nell’operazione. Le hanno vietato di dirmi dettagli che potessero portarmi troppo facilmente alla scoperta. Hanno ucciso mia moglie… gliel’hanno fatta uccidere. Tutto questo per arrivare fin qui.
C’è una logica contorta in tutto questo, è evidente. La scelta è ricaduta su Melissa perché prevedevano che avrei scoperto cosa ha fatto, non c’è dubbio. E perché prevedevano che l’avrebbe scoperto anche lei…
Non so cosa pensare...mi chiedo perché l’abbiano fatto. Volevano che lo scoprissi, è evidente. Che fosse tutto un test? Forse volevano sapere quanto tempo ci avrei messo a scoprire che hanno ucciso Marie. O forse volevano sapere quale sarebbe stata la mia reazione. O magari volevano solo vede quanto tempo sarebbe riuscita a tenermelo nascosto. Sia quel che sia, non ho intenzione di farne parte.
Ho bruciato i rapporti. Tutti, i miei e i suoi. Se potessi ucciderei anche il colonnello Daryl Bolson, per eliminare qualsiasi traccia di questo dannato progetto. Dio santo, come sono stato stupido a pensare che potesse dare vita a qualcosa di buono. Che speranza ci può essere se quei bastardi non esitano ad uccidere una persona innocente solo per rendermi perfettamente idoneo al loro maledetto esperimento?
Il fine giustifica i mezzi, è sempre stato così. L’umanità se ne frega degli uomini.
Beh, non avranno alcun aiuto da parte mia.

-Domenica 4 Maggio-


-Bentrovati, signori. Dottor Sachs, lasci che le presenti gli altri: il generale Davis, il dottor Charron e il signor Yin. E lasciate anche che presenti a tutti voi il colonnello Petersson. Siete tutti stati aggiornati sugli sviluppi del progetto Ianus, e oggi siamo qui per far sì che io possa condividere con voi anche le conclusioni. Siccome non tutti, tra voi, sono stati parte del progetto sin dall’inizio, mi scuserete se faccio un breve riassunto degli atti precendenti, cercherò di farla breve. Quattordici anni fa ho sviluppato il primo prototipo degli elettrodi per il cross-over cognitivo, e ho realizzato di essere davanti ad una delle scoperte più importanti per il genere umano. Per testarlo accuratamente, però, erano necessarie due cose: finanziamenti, e dei soggetti che si adattassero perfettamente alla natura dell’esperimento. Inoltre, vista la complessità dell’operazione chirurgica, bisognava fare in modo che con il numero minore di cavie si potesse testare il maggior numero possibile di situazioni. Le cavie non potevano conoscersi, altrimenti il processo di crossing-over non sarebbe partito da zero. Per lo stesso motivo servivano due soggetti con capacità e forma mentis completamente diverse. Pensai subito ad un professore e ad un soldato. Un uomo ed una donna, per valutare i possibili risvolti sessuali ed emotivi. Inoltre, bisognava verificare quanto a lungo una mente possa tenere qualcosa nascosto all’altra, quindi serviva un segreto inconfessabile. Qualcosa che toccasse entrambi da vicino, per verificare le conseguenze dello scontro tra due menti già profondamente connesse. C’era un solo modo di ottenere tutte queste condizioni simultaneamente. Melissa Solberg è stata scelta molto prima di Mathias Nickelsen, per la malleabilità della sua mente. Il colonnello Petersson, con l’aiuto di un team di psichiatri esperti, ha simulato un centro di recupero chiamato la Nuvola, nel quale Solberg è stata plasmata per diventare esattamente ciò di cui c’era bisogno per questo progetto. Una mente fragile educata alla rigidità, un soldato che eseguisse qualunque ordine senza fare o farsi domande, perchè rifuggiva il pensare più di qualunque altra cosa. Una mente rigida, schematica. Quando Solberg era diventata esattamente ciò di cui avevamo bisogno, abbiamo cercato il secondo soggetto, e l’abbiamo trovato due anni fa: Mathias Nickelsen, titolare di due cattedre attinenti a due campi di ricerca incredibilmente distanti tra loro, una mente flessibile, libera, morbida. C’erano ancora due problemi da risolvere: il primo era l’assenza di un segreto che creasse scontro tra i due una volta scoperto, il secondo era la moglie di Nickelsen, finché sarebbe stata presente lui non avrebbe mai acconsentito a prestarsi al progetto, nè tantomeno a lasciarsi coinvolgere emotivamente da un’altra persona. E così, con l’aiuto del colonnello Petersson, abbiamo messo in piedi l’operazione Footpath Rescue, nella quale Solberg ha ucciso la moglie di Nickelsen. Abbiamo poi aspettato due anni per dare modo ad entrambi di metabolizzare l’accaduto, e poi abbiamo dato via all’ultimo passo del progetto, ovvero il reale incontro delle due menti. Tutto è andato molto più velocemente di come ci aspettavamo, e a causa di un imprevisto non è possibile visionare i rapporti dei due soggetti. Un attimo, signor Yin, sto per spiegare tutto, non si preoccupi. I due soggetti hanno raggiunto entro un mese il livello di fusione che stimavamo per un periodo di sessanta giorni, e le cose sono precipitate in fretta. Solberg ha scoperto la verità sulla moglie di Nickelsen ed è riuscita a mantenere il segreto per quasi una settimana, ma alla fine qualcosa è arrivato alla mente di Nickelsen, che deve aver capito cosa è successo e ha deciso di bruciare i rapporti e togliersi la vita. Purtroppo non sapremo esattamente cosa deve aver visto e pensato, perchè ha tenuto tutti i suoi pensieri al riguardo per sè. I rapporti sono andati perduti, ma- dottor Charron, si calmi! Ho detto si calmi, non siamo all’osteri- la prego, torni in sè! Mi lasci finire finire, per favore, e non usi più quelle parole. I rapporti sono andati perduti, ma tutta la casa era videosorvegliata ventiquattro ore al giorno, i nostri esperti stanno ricostruendo i rapporti, entro un paio di giorni avrete tutti i dati. Sì, generale? Certo, le spiego tutto. Nickelsen ha lasciato Solberg nel letto dopo un rapporto sessuale, è andato nello studio e ha dato fuoco ai rapporti, per poi mettersi un cappio al collo e dare un calcio alla sedia È un peccato che l’abbia fatto senza scrivere un rapporto, perché non verremo mai a conoscenza dei suoi ultimi pensieri, ma la sua scelta ci ha tolto l’onere di mettere in scena l’atto finale, ovvero uccidere uno dei due per verificarne le conseguenze sull’altro. Ebbene, sono lieto di annunciarvi che tutto è andato esattamente come previsto. Nel momento in cui Nickelsen è soffocato completamente, anche Solberg è morta. L’aspetto più interessante è che è morta per soffocamento, anche se non deve aver capito il perché. Era stesa a letto e improvvisamente ha iniziato a soffocare, crediamo sia perchè la sua mente è stata influenzata da quella di Nickelsen. Il cervello di Solberg deve aver creduto di star soffocando e ha smesso di respirare. A questo punto credo che sia arrivato il momento di incontrarsi tutti di persona per discutere il prossimo passo del progetto, e per stappare una bottiglia di champagne alla riuscita del progetto!

mercoledì 11 giugno 2014

Ianus, parte 1

Questo racconto è nato da una
collaborazione del Losco e Bob.


-Domenica, Giorno 1-


"La prego di perdonarmi per il disturbo, signorina, potrebbe cortesemente dirmi a che piano posso trovare l'appartamento CD34? Dovrei avere un appuntamento, sono il profes-"
"Nessun disturbo, Professor Nickelsen, la stavamo aspettando. Deve solo prendere l'ascensore sulla destra, l'appartamento è al decimo piano."
La professionalità di quella donna  mi lascia un po’ stordito, ma decido di riderci su. La ringrazio per la cortesia, per poi dirigermi con calma verso l’ascensore. Decimo piano, ha detto. Non rimane altro che aspettare.
Devo ammettere che ancora non sono riuscito ad abituarmi alla situazione. Se ci penso su, non posso che trovare naturale che il personale del palazzo sappia del mio arrivo, i militari sono sempre stati incredibilmente efficienti nel preparare operazioni del genere, figuriamoci se potevano sorvolare su un dettaglio del genere. La cosa in fondo mi mette un po’ a disagio, ma immagino che sia un risvolto che si deve accettare, quando si lavora con l’esercito. Del resto il progetto è troppo affascinante per poter fare gli schizzinosi. Ancora pochi minuti e, al salire dell’ascensore, dovrei ritrovarmi nella sfera di influenza del cross-over cognitivo. Farei bene a godermeli, perchè saranno gli ultimi prima di iniziare a sentire nella mia testa i pensieri di uno di quei super-soldati dell’esercito.
Mi chiedo come sarà...in fondo, stiamo parlando pur sempre di uno sconosciuto. Per il poco che mi hanno riferito, non sarei sorpreso nel trovarmi di fronte una sottospecie di Rambo tutto d’un pezzo, e riflettendoci mi risulta difficile pensare ad una tipologia di persona più distante dal sottoscritto. E, a dirla tutta, la cosa non fa altro che rendere l’esperienza ancora più affascinante.
Non che ce ne fosse bisogno, stiamo pur sempre parlando di un vero e proprio collegamento neurale tra due persone, non penso di esagerare nel dire che si tratta dell’esperimento più importante e innovativo dalla scoperta dell’energia nucleare.
Il progetto di per se ha delle potenzialità incredibili, e non solo sul campo di battaglia. Non mi stupirebbe se arrivassimo, un giorno, a creare una colossale rete neurale, un mare di informazioni che viaggiano alla velocità della luce e di fronte al quale il web potrebbe solamente impallidire.
Quando mi hanno parlato del progetto, ne sono rimasto entusiasta. Seriamente, solo uno sciocco poteva dire di no all’idea di diventare, in un certo senso, il Louis Armstrong del nuovo millennio. E a dirla tutta, non è che mi sia rimasto ormai molto da fare…
Oh, ecco l’ascensore. Aveva detto decimo piano, se non ricordo male…

Calma, soldato. Mantieni la calma. È un’ottima opportunità per fare carriera, per testare i tuoi limiti, per verificare fin dove sei arrivata, quanto sei cambiata. Sai di potercela fare, quindi smetti di fare la ragazzina al primo appuntamento. Rilassati. Sarai perfettamente all’altezza. Fai come ti hanno insegnato alla Nuvola. Cos’è che diceva sempre Robert? Quando l’emozione vi sta per sopraffare, osservate gli oggetti intorno a voi. Contateli, cercate di fare uno schema mentale, come se ne andasse della vostra vita. Concentratevi sulle cose immobili. Ritrovate la calma. Se siete tesi per ciò che sta per accadere, ripetete tutto ciò che sapete, concentratevi su ciò che potete prevedere, come se non possano esserci imprevisti. Perché se sarete calmi e sicuri potrete affrontare ogni imprevisto. Quello che so è che Robert avrebbe dovuto aiutarmi a riprendere il controllo di me stessa e invece cercava solo di approfittarsi delle mie debolezze per entrarmi nelle mutande. L’hanno fatto secco, poi. Rapina, se non sbaglio, povero stronzo. Concentrati, soldato. Questi pensieri non sono importanti. Stai semplicemente per affrontare un’altra missione, e prima di ogni missione è importante sapere con chi avrai a che fare. Nickelsen, così si chiama, Nickelsen Mathias. Dottor Nickelsen, professor Nickelsen, o semplicemente Mathias. Come dovrò chiamarlo? No, questi sono gli imprevisti, focalizzati su ciò che sai. Mathias Nickelsen, professore di filosofia e di ingegneria edile. Quarantaquattro anni, vedovo da due, senza figli. Probabilmente sembra più vecchio della sua età. Sarà un uomo impettito vestito sempre in abiti eleganti, con un paio di occhiali sottili nel taschino, abituato a guardare il prossimo dall’alto in basso e con pochi capelli. In questo momento è in un’automobile diretta verso questo palazzo, verso l’appartamento al decimo piano in cui sono seduta, per partecipare al progetto Ianus. Otto ore di chirurgia, medici dell’esercito hanno inserito elettrodi nel tuo e nel suo cervello per stabilire un collegamento wireless tra le vostre menti. Da oggi, per i prossimi sessanta giorni, vivrete nello stesso appartamento, entro un raggio di venti metri l’uno dall’altra, farete un rapporto domani e uno su base regolare ogni giovedì. Il rapporto può contenere ogni tipo di impressione o pensiero personale, purché descriva gli eventi e l'evoluzione della connessione mentale. Il sabato sarete autorizzati a lasciare l’appartamento separatamente e farete un altro rapporto ogni domenica. Il professor Nickelsen, Mathias, lo farà al ventiduesimo piano con un consulente dell’esercito, tu lo scriverai in casa. Il progetto Ianus studia gli effetti e le influenze che due menti avranno l’una sull’altra. Un intellettuale e un soldato. Un uomo e una donna. Due menti quanto più diverse possibile ma entrambe sicure e ineccepibili nel proprio campo. Potrebbe avere risvolti rivoluzionari sullo studio della psiche umana, per non parlare dell’insegnamento, della chirurgia, delle applicazioni in campo militare. Tutto ciò che dovrai fare è essere te stessa e fare rapporti regolari, indagare le potenzialità dell’esperimento e non fare mai menzione delle missioni coperte dal massimo livello di segretezza a cui hai partecipato. Quattro missioni, cancellale dalla tua mente. Sono le otto e trenta, dovrebbe arrivare a momenti. È il momento di prepararti. Lega i capelli, la coda è più professionale. Mano sul mento, assicurati che la sbarbatura sia perfetta…cosa? Tu non hai la barba. Eppure, per un attimo mi era sembrato come se… calma, soldato. Inspira ed espira, lentamente, dieci volte. Hanno scelto te fra tutti per questa missione. Sei all’altezza, non perdere il controllo. Suono di chiavi nella serratura.

-Lunedì, Giorno 2-


“Prego professore, entri pure.”
“Certo, la ringrazio, signor…”
“Tenente Daryl Bolson, professore, ma mi chiami semplicemente Daryl. Si segga, prego. Come sono state le prime ventiquattro ore?”
“A dirla tutta, Daryl, non saprei neanche da dove cominciare…”
“Parta dall’inizio, dalle prime impressioni.”
“Beh, per cominciare, direi che sono rimasto spiazzato nel vedere l’altro soggetto dell’esperimento. Devo ammetterlo, non mi sarei mai aspettato di trovarmi di fronte una donna. E, per quanto abbia cercato di nasconderlo, mi sono sentito a disagio, e immagino che la signorina se ne sia accorta. Sarebbe difficile non farlo nella situazione in cui ci ritroviamo, in fondo”
“In effetti, direi di si. Continui pure.”
“Con queste premesse diciamo che non stupisce che la conversazione sia arrivata presto ad un punto morto. Le considerazioni sul tempo, commenti sulla casa e sull’arredamento, e alla fine quel silenzio imbarazzante. Senza contare poi quando ad ora di pranzo ci siamo accorti che nessuno dei due era bravo in cucina. Alla fine si è offerta di farlo lei, anche se non so quanto sia convenuto. Quella brodaglia era veramente immangiabile-”
“Capisco. Ha per caso notato qualcosa di strano durante la giornata? Qualche sensazione particolare?”
“Beh, non so, il pomeriggio mi sono coricato sul divano, per riposare un po’, sa, sono stati giorni un po’ particolari. Ecco, è stato un sonno un po’ agitato. Movimentato in un certo senso, almeno all’inizio. Poi a un certo punto il sogno che stavo facendo è cambiato, così, dal nulla. Un attimo prima mi pareva di sognare una di quelle tante conferenze a cui ho presenziato negli ultimi anni, nulla di particolare, e l’attimo dopo mi sono ritrovato improvvisamente a sognare paesaggi strani, mai visti. Un deserto sterminato. C’era la pioggia però. Poi ho sentito dei rumori, come dei petardi… non ricordo, sa come sono fatti i sogni. Ci siamo svegliati insieme alla fine.”
“Non mi ha detto che il soldato Solberg si era addormentata.”
“E infatti non ricordo di averla vista coricarsi. Pensavo fosse andata ad allenarsi in palestra, almeno così diceva, poi l’ho ritrovata sulla poltrona vicino alla mia.”
“Capisco. C’è dell’altro?”
“Beh si, dopo cena abbiamo guardato un film, giusto per passare la serata. Si chiamava “Il silenzio dell’Anima”. Un film affascinante, senza alcun dubbio, offriva molti spunti di riflessione. L’atmosfera che si viveva era claustrofobica, quasi surreale, e quelle creature che sembravano abitare il mondo del silenzio non so, sembravano simboleggiare qualcosa. Se ci penso su, la situazione in cui ci ritroviamo io e la signorina, non so, offre quasi dei parallelismi. Ci stavo riflettendo su quando la signorina Solberg mi ha fermato…”
“Mi spieghi meglio, che intende per fermato?”
“Beh, credo che le parole esatte siano state “Certo che ne pensi di stronzate, eh?”. Immagino che sia riuscita a sentire cosa stessi pensando. E’ stata una strana sensazione, non saprei come spiegarla.”
“Capisco, interessante. C’è dell’altro che pensa sia il caso riferirmi?”
“No, credo che con questo ho detto tutto. Alla fine ho preferito addormentarmi di nuovo sul divano, non mi sembrava il caso di dormire con-”
“Perfetto, professore, la ringrazio. Ci vediamo giovedì alla stessa ora.”
“Si, certo. Buona giornata.”

M. Solberg, lunedì 7 aprile.
L’incontro con il soggetto Nickelsen non ha presentato complicazioni. Ci siamo presentati, abbiamo fatto conversazioni di circostanza. Non abbiamo molto da dirci per ora. È sembrato stupito del fatto che io sia una donna, credo fosse convinto io fossi un uomo. Poco prima che entrasse nell’appartamento per un attimo ho creduto di avere la barba, suppongo sia l’influenza della sua mente. Entro un paio d’ore ci siamo resi conto che nessuno dei due è capace di cucinare, quindi ho preso la situazione in mano e ho improvvisato una zuppa di legumi. Mi è sembrata peggiore del solito, ma credo che anche questo dipenda dalle sensazioni che il soggetto Nickelsen proietta nella mia mente. Dopo pranzo è andato a dormire, mentre io facevo un po’ di esercizio. Quando mi sono fermata per respirare, nel silenzio, ho sentito la sua voce nella mia testa. Parlava di contenuto empirico, credo stesse sognando qualcosa di molto noioso, difatti sono stata colta da un attacco di sonnolenza e ho riposato anche io. Ho sognato qualcosa ma non ricordo cosa. Abbiamo cenato con il resto della zuppa e abbiamo visto un film a proposito di un uomo chiuso in una casa, assalito da mostri o da allucinazioni. Il soggetto Nickelsen era molto preso dai suoi ragionamenti, che ad un certo punto hanno iniziato ad invadere la mia mente con prepotenza. È una sensazione simile alla violenza sessuale, mi ha infastidito e quindi l’ho interrotto. Quando siamo andati a dormire si è perso in inutili convenevoli a proposito del dividere il letto e ha deciso di dormire di nuovo sul divano, l’ho lasciato fare. In conclusione, a causa della scarsità di interessi comuni non abbiamo avuto modo di confrontarci in maniera attiva, quindi allo stato attuale non ho molto da aggiungere sugli effetti del cross-over cognitivo. Come da istruzioni, lascerò che le situazioni evolvano.

-Giovedì, Giorno 5-


“Allora, professore, come sono stati questi giorni? La vedo un po’ pallido, sembra non abbia riposato un granchè.”
“In effetti, dire che questi giorni sono stati un inferno immagino possa essere un eufemismo. Non avrei mai immaginato che la situazione potesse essere così stressante.”
“In che senso? Provi a spiegarmi.”
“Quando mi hanno parlato del progetto, dell’esperimento, mi avevano spiegato che, affinchè la sincronia mentale fosse totale, nonché armoniosa, ci sarebbe voluto un po’ di tempo. Una sorta di periodo di ambientamento. Devo ammettere però che mi aspettavo qualcosa di più graduale.”
“La prego, continui.”
“Diciamo che le voci nella testa sono diventate semplicemente più forti, più presenti, e quindi più opprimenti. Sento ogni secondo i suoi pensieri penetrare nella mia mente, come se qualcuno mi sussurrasse continuamente qualcosa all’orecchio. E’ un’esperienza alquanto invalidante. Mi ritrovo a parlare con lei e improvvisamente perdo il filo del discorso, provo a raccogliere le idee per un saggio e mi ritrovo a pensare a perchè una zuppa di legumi si sia bruciata. Ormai non riesco neanche più ad andare in bagno tranquillamente. A un certo punto ho persino provato a chiederle di non pensare, ma al sentire la sua voce che continuava a ripetere ‘Non pensare.’ ho desistito.”
“Immagino che sia stressante… sembra che il rapporto con il soldato Solberg sia migliorato, o sbaglio?”
“Direi di si, immagino che abbiamo rotto il ghiaccio. La convivenza è civile, abbiamo superato l’imbarazzo iniziale, stiamo anche iniziando a parlare più tranquillamente, se non fosse per quel problema. Ammetto di aver apprezzato il suo tentativo di placare le voci per un istante-”
“Perfetto, me ne compiaccio. Appuntamento a domenica allora, professore. Si ricordi che ha diritto ad uscire una volta il sabato.”
“Certo, lo ricorderò senz’altro. Buongiorno.”

M. Solberg, giovedì 10 aprile.
La convivenza con il soggetto Nickelsen presenta difficoltà. Negli scorsi giorni abbiamo mangiato le stesse tre pietanze a tempi alterni a causa della nostra inesperienza in cucina, e credo che anche questo, sebbene in piccola parte, influisca sulla nostra mente. In ogni caso ci stiamo adoperando per trovare una soluzione al problema. Ciò che crea vere difficoltà è la convivenza stessa, i pensieri del soggetto Nickelsen entrano nella mia testa come un rumore di sottofondo, sembra che qualcuno mi dicesse costantemente cosa fare e cercasse di spingermi a riflettere ed agire secondo i suoi ritmi e i suoi criteri. La cosa funziona anche nel senso inverso, sembra che i miei pensieri distraggano il soggetto Nickelsen impedendogli di espletare le proprie funzioni corporali. Mi ha chiesto di non pensare mentre lui è al bagno, ma lo trovo molto difficile. Faccio presente che più volte mi è capitato di perdere la concentrazione nel mezzo di un discorso perché il soggetto Nickelsen rispondeva prima che avessi finito di parlare, facendo riferimento a cose che avevo solo pensato. A volte, se sono distratta, non riesco a distinguere ciò che pensa da ciò che dice davvero. Tutto ciò è fastidioso, spesso la sera veniamo entrambi colti da forti emicranie, difficilmente andiamo a dormire dopo mezzanotte ma non riusciamo a riposare adeguatamente. Il soggetto Nickelsen sembra ben disposto nei miei confronti, e per quanto a tratti mi risulti noioso si è rivelato essere un piacevole conversatore.



-Domenica, Giorno 8-


“Immagino sia il caso di parlarne dall’inizio. Ho approfittato della giornata libera per informarmi un po’ riguardo a Melissa. Ho chiesto un po’ in giro, mi sono fatto guidare da conoscenze, penso non sia necessario spiegare che se si sa un minimo dove guardare i risultati arrivano in fretta. Quello che ho scoperto penso sia stato illuminante. Quando ho varcato quella porta, anzi anche prima di farlo, mi aspettavo di avere a che fare con una specie di macchina, un essere umano nato soldato e cresciuto come tale, uno di quei tanti stereotipi che ormai i vari media ti servono su un piatto d’argento. E’ difficile vedere un essere umano per quel che è quando indossa la divisa. Vai a leggere qui, vai a raccogliere informazioni lì, e improvvisamente ti viene aperto un mondo. Melissa era una ragazza normalissima, cresciuta in una famiglia normalissima, e con gli stessi, inevitabili problemi. Non è sempre stata ligia al dovere come sembra ora, a quanto ho letto. Da ragazzina era ribelle, si sentiva incompresa e… ha preso una brutta strada. Non ci sono molte notizie del clima familiare, ma non mi risulta difficile immaginarmelo. Figlia unica, un padre troppo protettivo e la volontà di affermarsi, di essere se stessa, di dimostrare di poter fare quello che vuole. Da li il rifiuto di qualsiasi autorità, da li le cattive compagnie. E la droga. E’ stata cacciata di casa e si è ritrovata in mezzo ad una strada. I soldi, inutile dirlo, non bastavano mai. Si è improvvisata tante cose, ha chiesto l’elemosina, penso che ha una vaga idea di come funzionano queste situazioni, si arriva al punto in cui non c’è nulla che non faresti per una dose. Un vostro collega l’ ha salvata, un colonnello. L’ha portata a casa, l’ha fatta unire in un gruppo di riabilitazione. Immagino che l’ordine a un certo punto sia diventato una necessità. Bisognava reprimere gli istinti per non cadervi preda di nuovo. Probabilmente anche per questo è entrata nell’esercito. Ho seguito tutta la sua carriera sotto le armi, per curiosità. Ha partecipato a quattro guerre, sa? Sì, immagino che lo sappia. Posso solo immaginare gli orrori che si è trovata davanti, dopo tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare, il tutto a poco più di vent’anni. Penso di non poter fare altro che rispettare una persona del genere, soprattutto dopo essere arrivato a sentire le parole che ogni giorno si ripete in testa per mantenere il controllo. Dopo un’esperienza del genere, l’immagine di Melissa ne è uscita...rivalutata.
Parlando degli aspetti inerenti il cross-over cognitivo, i giorni sono stati tranquilli. Ormai la voce di fondo non mi disturba più, ci ho fatto l’abitudine. Sento a poco a poco i pensieri di Melissa sempre meno estranei. A dirla tutta, credo di iniziare a beneficiare della sua influenza. Mi sembra di avere un modo di pensare più fluido, più schematico, più chiaro. In definitiva, più semplice da seguire. Non credo di avere altro da aggiungere.”
“I miei complimenti professore, è stato chiaro e conciso.”
“La ringrazio, Daryl.”
“Bene, direi che possiamo sciogliere la seduta. L’appuntamento è per-”
“Ecco, Daryl, a tal proposito volevo chiederle una cortesia. A seguito dei progressi che mi è parso di aver fatto ultimamente, credo che d’ora in avanti potrei anche io iniziare a scriverli, i rapporti, come fa Melissa. Capisco che all’inizio vi sia stato bisogno che in un certo senso qualcuno lo facesse per me, ma penso di essere idoneo a farli io stesso, ora. Sempre che lei non abbia nulla in contrario, ovviamente.”
“Nessun problema, Professore, anzi, può essere solo positivo che riesca a prendere queste iniziative. D’ora in avanti, allora, verrà in questa stessa stanza ogni giovedì e ogni lunedì per compilare il suo rapporto, che poi dovrà portare a casa. Un solo appunto, non è sollevato dal divieto di leggere i rapporti del soldato Solberg. Tutto chiaro?”
“Cristallino.”
“Benissimo, professore, allora penso sia tutto. E’ stato un piacere avere a che fare con lei.”
“Il piacere è stato mio. Buongiorno.”

M. Solberg, domenica 13 aprile.
La convivenza con Nickelsen presenta meno problemi ogni giorno che passa. Lentamente mi sono abituata ai suoi pensieri nella mia mente, ho smesso di trovarlo fastidioso. Suppongo sia lo stesso per lui, abbiamo entrambi smesso di soffrire di emicranie. Ieri sono uscita a fare una passeggiata senza meta, cosa che faccio molto raramente. Credo che la presenza di Nickelsen stia educando la mia mente a pensare in modo diverso da prima, mentre camminavo mi sono soffermata più volte a guardare edifici e cercare di immaginare quanto fossero profonde le fondamenta, o come sono fatti dietro la facciata. Mi sono resa conto di conoscere cose che non ho mai imparato, di apprezzare cose a cui prima ero completamente indifferente.
Camminavo per strade che conoscevo senza mai esserci stata prima. Ho visto una coppia con un bambino e ho pensato a cosa significhi costruire una famiglia, a come sarebbe la mia vita di ogni giorno se avessi un piccolo umano che dipende da me e che dovessi proteggere da nemici che non sparano, e senza poter impugnare un M16. Pensieri di questo genere non avevano mai attraversato la mia mente prima di quel momento, allora mi sono seduta in un bar per approfondirli. Sorseggiavo il mio té e osservavo le persone. Di solito lo faccio per identificare possibili minacce, ma ieri ero molto più presa dai loro sguardi e dalle loro espressioni, mi chiedevo cosa pensassero, come pensassero, come fossero le loro vite, se pensavano le stesse cose che pensavo io, cosa pensassero mentre mi guardavano, il mondo mi sembrava completamente diverso perché non ero abituata al mio nuovo punto di vista, ogni piccola cosa aveva tantissime novità da offrire. Ero così presa ad osservare le cose che ho quasi fatto tardi per il coprifuoco.

-Giovedì, Giorno 12-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 17 aprile.
Questi ultimi giorni in casa sono stati particolarmente piacevoli. Dopo le scoperte che ho fatto sabato scorso, ho deciso di provare ad avvicinarmi di più a Melissa. Per quanto stia sentendo ogni giorno i suoi pensieri passare attraverso i miei, mi rendevo conto di non sapere abbastanza, e non ho mai nascosto di avere un animo curioso, soprattutto quando sono interessato a qualcosa. O a qualcuno.
Abbiamo parlato molto, del più e del meno. Conversazioni normali, cose che non ti aspetti se pensi che hai davanti una donna che ha combattuto un po’ ovunque. Abbiamo visto un altro film in questi giorni. Si chiamava “La Pausa”. Ho letto qualche recensione, ma non sono riuscito a godermelo a pieno. Il film, infatti, era ambientato a Sydney, e questa cosa mi ha un po’ scosso. Ho cercato di scacciare i pensieri, in situazioni del genere è ormai diventata una cosa quasi necessaria. Per tentare di cambiare il discorso, le ho chiesto se era mai stata in Australia. Mi ha riferito di no, ed in effetti nei vari rapporti non ho mai letto di missioni da quelle parti. Mi chiedo se abbia mai avuto anche solo il tempo di pensare ad un viaggio.
Il giorno dopo, per cercare di avvicinarmi di più a Melissa, sono entrato in palestra, mentre si allenava vicino al sacco. Le ho chiesto se le andasse di insegnarmi, e mi è sembrata compiaciuta. E’ stato strano, a volte, quando non avevo tempo di pensare a come muovermi, mi è sembrato di riuscire a prevedere le sue mosse ed una efficiente risposta, come se fosse istintivo. Immagino abbia sempre a che fare con l’esperimento, affascinante.
In questi giorni, intoltre, sto iniziando ad insegnarle qualcosa di filosofia. Impara in fretta, e la cosa mi rallegra. Immagino che anche questo abbia a che fare con il processo di crossing over cognitivo. Se penso a cosa si potrebbe raggiungere se il progetto si rivelasse un successo, mi sento quasi eccitato.
A tal proposito, volevo fare luce su un possibile effetto collaterale. Mi sembra di iniziare a sentire come una tensione sessuale nei confronti di Melissa. Non so come affrontare la cosa, a dirla tutta mi sento un po’ a disagio. Mi chiedo come la cosa sia nata. Certo, lei è affascinante, ma prima d’ora non credo di aver mai provato un interesse del genere nei suoi confronti. Cercherò di pensarci su.

M. Solberg, giovedì 17 aprile.
Io e Nickelsen iniziamo ad andare d'accordo. Abbiamo trovato un punto d'incontro, o forse stiamo iniziando a pensare allo stesso modo. Finalmente ha capito che non ho problemi a dividere il letto con lui, ha iniziato a dormirci senza chiedermelo, ma già lo sapevo, esattamente come lui sapeva che non ho nulla in contrario. Qualche sera fa abbiamo visto un film romantico, o forse drammatico, si chiamava "La pausa". Era ambientato a Sydney, e lui mi ha chiesto se ci fossi mai stata. Secondo le istruzioni ricevute non sono autorizzata a parlare delle missioni di massima segretezza a cui ho preso parte, quindi non ho fatto menzione dell’operazione Footpath Rescue. Temevo che potesse capire che nascondevo qualcosa, quindi ho fatto come mi hanno insegnato alla Nuvola, quando ci spiegavano come fare per non pensare a quanto volessimo un'altra dose. Ha funzionato allora e credo che abbia funzionato anche con Mat Nickelsen. In questi giorni parliamo molto, abbiamo deciso che inizierò a impartirgli lezioni di autodifesa, e lui di filosofia. Credo che potrà essere un'ottima occasione per testare i limiti della nostra connessione e scoprire quanto possiamo essere ricettivi. Ho immaginato più volte di avere rapporti sessuali con lui, forse a causa dell'imminente ciclo mestruale, o perché l'ha immaginato lui, o forse per entrambi i motivi. Inizio in ogni caso a sentire un certo interesse verso di lui anche dal punto di vista umano, mi trovo spesso a pensare a me e lui come un uomo e una donna che vivono nella stessa casa e condividono tutto, piuttosto che come a due soggetti di un esperimento. Penso alla sua mente come ad un’estensione della mia, e credo sia normale volerla esplorare e conoscere a fondo. Purtroppo non sono mai stata brava a gestire efficientemente i miei rapporti umani, spesso vorrei chiedergli di sè, vorrei sentirlo rispondere anche se potrei cercare nella sua mente senza chiedere il permesso, ma ho paura di toccare un nervo scoperto. So che soffre ancora per la perdita della moglie. Forse dovrei solo trovare il coraggio di avvicinarmi, ma temo che se lasciassi cadere la maschera da soldato potrei crollare. Troppo ansiosa, troppo emotiva, troppo insicura, troppo sentimentale, troppo desiderosa di attaccarmi. Ma in fondo sono stata in guerra, avvicinarsi ad una persona non può essere più difficile.
Nota: credo che nel caso del desiderio sessuale si sia verificato un effetto di amplificazione. La mia eccitazione potrebbe aver influito sulla sua mente, che ha trasferito di nuovo quelle sensazioni nella mia. Suggerisco ulteriori approfondimenti.

-Domenica, Giorno 15-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 20 Aprile
Dopo questi giorni a dir poco infernali, penso che non ringrazierò mai abbastanza il cielo di essere nato maschio. Penso che poche volte ho vissuto sensazioni così fastidiose come il soffrire della sindrome premestruale.
Immagino che questo possa essere il più grande effetto collaterale di cui abbia sofferto da quando siamo entrati in questa casa, quindi mi pare opportuno cercare di descriverlo al meglio. Ho, anzi abbiamo, iniziato a soffrire di una particolare irritabilità. Nulla di particolare, nulla di definito, semplicemente iniziavamo ad arrabbiarci per niente. Ho sentito nella mia testa una sensazione di stizza che non mi apparteneva, ma che, al livello a cui siamo giunti, non riuscivo a non sentire come tale. Ci siamo urlati spesso contro, per poi scusarci, a volte abbiamo sfiorato le lacrime. E a quanto sto vedendo, lei soffre la situazione leggermente più di me. Immagino che abbia a che fare col fatto che i SUOI ormoni sono in subbuglio, non i miei. Ciò mi lascia pensare che ci sia un particolare limite che non siamo ancora riusciti a superare, che riguarda le sensazioni corporee in senso stretto.
La situazione comunque presto ha iniziato a sfuggirci di mano. Se la teoria di Melissa è giusta, è possibile che le nostre sensazioni comuni si ravvivino l’un l’altra, diventando più forti, più intense, e allo stesso tempo nostre e altrui. La stizza che provava lei si è ripercossa su di me. E la mia stizza ha esacerbato la sua. L’irritazione è diventata rabbia, e la rabbia ha iniziato a sfociare nell’odio. E l’odio che stavo iniziando a provare verso di lei si è ripercosso contro di me. E quando iniziavo ad arrivare ad istinti violenti, ero allo stesso tempo tentato di picchiarla e di picchiarmi. Quando ho iniziato a guardare i coltelli in cucina con “desiderio” ho capito che dovevo uscire di li, al più presto. Ho preso la giacca e sono uscito a prendere una birra. Sono stato fuori tutta la sera, in attesa che quella sensazione infernale se ne andasse definitivamente.
Per fortuna, se i miei calcoli sono esatti, il peggio è passato. Invito ad effettuare ulteriori studi al riguardo.

M. Solberg, domenica 20 aprile.
Ritengo che la mia teoria sull'amplificazione di alcuni effetti mentali sia esatta. Non avevo mai sofferto di sindrome premestruale in modo così forte. Sia io che Nickelsen siamo stati estremamente irritabili nei giorni scorsi. Che la mia sindrome abbia influito sulla sua mente è chiaro, ma mi sembra possibile che anche la sua sindrome acquisita abbia avuto un influsso sulla mia mente. Abbiamo rasentato episodi psicotici un paio di volte e per una giornata intera siamo stati sull'orlo della paranoia. Ogni sguardo e ogni parola sembravano contenere cattiverie o insinuazioni, anche pensare era caotico, ero talmente irritata da odiare anche me stessa a tratti. Sabato Mathias è uscito, io sono rimasta a casa a riposare. Ho fatto cruciverba, sudoku, tutte cose che prima mi irritavano e ora sembrano rilassarmi. Ho riflettuto sulla paranoia, mi ha fatto ricordare momenti del mio passato. Vivevo la mia vita una siringa alla volta, una pillola alla volta, una striscia alla volta, elemosinando soldi e offrendo in cambio tutto ciò che potevo, ho ricordato alito sudici sul mio collo, le risse con gli spacciatori, l'odore di sigaretta sulle mie unghie rosicchiate, l'espressione disgustata dei miei familiari. Ricordo il mio primo incontro con il colonnello Petersson, se lui non mi avesse portato alla Nuvola per farmi recuperare e non avesse garantito per me ora non sarei nulla. Chiedo a chiunque legga questo rapporto di riferire le mie parole di gratitudine al colonnello Petersson, perché grazie a lui sono oggi una donna cosciente di sè e dei propri desideri, capace di decidere e di affrontare le conseguenze delle proprie azioni.

-Lunedì 21 Aprile-


-Ridicolo. Siamo capaci di collegare i cervelli delle persone e ancora abbiamo bisogno di mezzo minuto per inizializzare una videoconferenza. Stella, ricordami chi mi troverò davanti.
-Subito, dottore. Oggi sono tre dei principali finanziatori del progetto Ianus: Davis il generale americano, Charron lo scienziato francese, e Jin, o Yin, l’uomo d’affari cinese. Non so come pronunciarlo. Il dottor Sachs non ha la possibilità di presenziare, ma ha detto che si farà vivo nei prossimi giorni.
-Grazie, ora lasciaci soli, sta funzionando. Buongiorno signori, finalmente abbiamo la possibilità di dare un volto ai nomi. Oggi ho ottime notizie da darvi. Negli ultimi quindici giorni abbiamo dato il via all’ultimo passo del progetto Ianus, e sono lieto di annunciare che i quattordici anni di progettazione non sono andati sprecati. Prima di passare ai dati voglio ringraziarvi per la pazienza che avete dimostrato in questa lunghissima attesa, continuando ad accordarci finanziamenti e soprattutto fiducia. Se il maresciallo Matsushita avesse avuto la vostra stessa lungimiranza oggi sarebbe qui con noi, pronto a festeggiare. Ma veniamo ai fatti: il cross-over cognitivo sta dando risultati inattesi, in particolare si verifica un effetto per il quale la sensazione provata da un soggetto viene trasmessa all’altro, che la fa sua e la rispedisce al mittente, amplificandola a dismisura. Dottor Charron, ha una domanda?
-Sì. Vorrei visionare i dati dettagliati su questo effetto.
-Li sto spedendo in questo esatto momento. Vado avanti. Oltre che i pensieri, i due soggetti mettono in comune le proprie capacità, vi basti sapere che in due giorni un professore di filosofia è riuscito a mettere al tappeto un soldato perfettamente addestrato, utilizzando tecniche che non aveva mai praticato ma che ha attinto direttamente dal cervello del suo avversario, senza neanche rendersene conto. Questo non solo sarà una rivoluzione nell’addestramento militare, ma si potrebbe pensare anche di espanderlo ad ogni forma di apprendimento.
-Gradirei una prova video di quanto mi dice.
-Certamente, generale Davis. Farò in modo di fargliene avere una appena possibile, non si preoccupi. Dunque, tutto sta procedendo liscio come l’olio, in generale i dati ci danno ragione di credere che le nostre stime fossero pessimistiche, l’assimilazione mentale procede più velocemente del previsto e se i soggetti continuano a questo passo potremmo dover dare il via all’esperimento finale molto presto. Mi dica, signor Yin.
-Mi raccomando, faccia in modo che l’esperimento finale sia documentato in maniera perfetta e dettagliata. Non mi accontento di promesse e qualche pagina piena di numeri, voglio prove concrete. Abbiamo tra le mani qualcosa di molto delicato, e ognuno deve fare la sua parte. La parte del maresciallo Matsushita era di essere paziente, e sa bene cosa è successo quando non l’ha rispettata. La sua è di darci prove reali, lo faccia e saremo tutti soddisfatti.
-Sarà fatto. Se non ci sono altre domande chiuderei la videoconferenza. A breve riceverete i dati generici sull’avanzamento, più tutti i dati specifici che avete richiesto. A risentirci presto, per l’atto finale.

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