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mercoledì 27 agosto 2014

Le raccomandazioni ai tempi del Deuteuronomio



Israele, valle di Elah, mezzogiorno di fuoco.

Golia,  un omaccione alto sei cubiti ed un palmo, esce dalla sua tenda con i malesseri di una sbronza. La guerra infuria, ma all’accampamento dei Filistei c’è sempre del tempo, la notte, per gozzovigliare con capretto arrosto e vino, giusto per dimenticare le cose brutte che si sono viste durante il resto della giornata in mezzo alla calca della battaglia. La forte emicrania ed il sole cocente non aiutano di certo Golia a riprendersi, che decide di andare all’abbeveratoio dei cavalli per immergere la testa nell’acqua, speranzoso in una veloce ripresa dalla sbornia.  L’odore acre del letame e dell’urina degli animali ammassati a pochi metri da lui lo schiaffeggia, svolgendo il compito che l’acqua non riesce a fare, per quanto la testa del nostro eroe rimanga immersa nel liquido relativamente fresco per più di dieci secondi.  Con ancora lo sguardo bieco e la voce rauca Golia si reca, passo pesante e strascicato, alla tenda comune, dove spera di riuscire a raccattare qualcosa da mettere sotto i denti.
<<Giorno di tregua!>> urla qualcuno appena scosta un lembo della tenda, andando a sedersi nella prima panca libera che trova. Attorno a lui i soldati dell’esercito sono impegnati, chi più chi meno, in accese discussioni , mentre si passano tra di loro brocche e svariati pezzi di carne arrosto. 
L’atmosfera non sembra quella di una comune giornata di guerra, non c’è nessuno che urla, nessuno affila le proprie armi, meno che mai si vedono in giro uomini con indosso le proprie armature.  
Giorno di tregua ripete Golia nella sua mente, sporgendosi un poco per  afferrare una ciotola con il solito capretto arrosto e del formaggio, passatagli da un giovane guerriero alla sua destra.   
Mentre mangia al suo tavolo iniziano a sedersi altri soldati dall’espressione rilassata, chiaro segno che anche a loro è giunta notizia della recente tregua indetta tra il loro esercito e quello del re Saul, che come tutti sanno non se la sta passando molto bene in fatto di vittorie. C’è chi parla di un improvviso attacco nemico, e che si farebbe bene a stare all’erta, ma il fautore di questa proposta viene subito messo a tacere. << Impossibile>>-dice uno- <<abbiamo degli ostaggi: scambio equo/consenziente da parte di ambo le fazioni. Evidentemente re Saul sta pensando a come riuscire a tenersi stretto quel poco di territorio che ancora non gli abbiamo conquistato, ahahaha!!>>.
Risa  di consenso. Golia si lascia scappare un sorrisino: in fondo non hanno tutti i torti. In fondo in fondo siamo noi i migliori, pensa, e la guerra procede bene. Solo il tizio alla sua destra non ride, ma anzi rimane serio e guarda tutti i presenti al tavolo in faccia, mentre aspetta che finiscano di schiamazzare. Solo quando l’ambiente si è calmato parla, attirando immediatamente l’attenzione di tutti.
<<Ci sarebbe questo Davide…>> dice con aria vaga, portandosi lentamente alle labbra la coppa ricolma di vino. Mormorii, sussurri. Sguardi. Golia lo osserva meglio, ora, e nonostante il suo post sbornia sia ancora attivo e pulsante nella sua testa, anche se di meno ora, giura di non aver mai visto quest’uomo. <<Voglio dire, pensateci >> continua lo straniero, tra un sorso di vino ed un altro, <<le voci che girano sul suo conto le avete sentite tutti, no? Questo qua arriva alla corte di Saul come menestrello, quando a malapena prima era un pastore come la maggior parte di tutti noi, e puff!, di punto in bianco viene unto e bisunto di olio sacro e allora ciao ciao Saul, non sei più il prediletto del Signore, grazie ed arrivederci.>>      
Momento di silenzio tra gli astanti. Lo straniero, dopo l’ennesimo sorso di vino prosegue. Golia non si perde una parola. <<Mi spiego… cosa ha fatto Saul di male? Solo perché non ha cancellato dalla faccia della terra gli Amaleciti non significa che non fosse una buona persona! E poi, diamine, che gusto c’era a sterminarli tutti…si, sarebbe stata forse una delle poche vittorie decenti di re Saul, quella – (risate tra i guerrieri)- ma era davvero poca roba…io, per esempio, lavoravo come artigiano in una bottega, e il mio capo era un vecchio noioso e scontroso. “Fatebenefratelli” si chiamava il laboratorio, e quello scimunito si era messo in testa di creare vasellame e roba varia per la gente del villaggio, convinto di fare del bene!>>
<<E questo cosa c’entra?>> chiese Golia, che ormai era tutto orecchi.
<<C’entra, mio caro, che sono stato licenziato nove giorni fa perché non sapevo fare i coperchi delle pentole, nonostante fossi il migliore nel mio settore. E quando ho avuto la brillante idea di andare dal padrone della bottega per dirgli che ero stanco dei suoi ritmi di produzione e che era meglio se mi affidava l’incarico di suo vice, con la quale avrei potuto aiutare meglio altri artigiani che magari i coperchi sapevano farli, quello sai cosa mi dice? “Sei licenziato!”. E poi chiama suo figlio Gabriele che mi tira una pedata nel culo e mi butta fuori in strada. E ora sono qua a fare il mercenario>>.
Altri mormorii.  Soldati che sussurrano “ha ragione” e “che padrone incompetente”.   
Qualcuno annuisce con la testa. Golia, dal canto suo, ancora non riesce a capire dove lo straniero voglia andare a parare. Come se gli avesse letto nel pensiero, quest’ultimo incalza. << Ve lo ricordate Caino, quel pastore di Enoch? Quello che era finito su tutti i giornali perché aveva ucciso il fratello… ora, io non voglio dare giudizi e pareri, ma mi spiegate perché coso lì, Abele, il fratello, era il prediletto del Signore e Caino no? Perché Abele offriva al signore le primizie del suo orto e del suo pascolo. E Caino invece, povero scemo che voleva mangiare e vivere un minimo in decenza (perché non so se vi siete guardati attorno, ma qua in questa regione sassi e polvere la fanno un po’ da sovrani) offriva al Signore cose di seconda mano, chiamiamole così.  Mi capite ora? >>

<< In pratica mi stai dicendo che se sono il prediletto del Signore ho vita facile?>> chiede Golia. 

Orami tutti i soldati presenti  al tavolo si sono sporti verso di lui e verso l’estraneo, nessuno fiata, sono tutti concentratissimi.  Il guerriero mercenario sorride, sporgendosi all’indietro con un’espressione del tipo “qua ti volevo”, puntandogli contro un dito e sbattendo la sua coppa sul tavolo. <<Esatto!>> grida, facendo trasalire un po’ tutti; <<Esatto!! Ma ti rendi conto che lo stesso re Saul ci ha mosso guerra perché il presidente della nostra regione è Dagon? E dire che io conosco pure suo figlio, Baal, e posso dirti che sono entrambi delle splendide persone! E ti pare che Dagon sia venuto qua al nostro accampamento ad ungere e bisungere uno qualsiasi di noi e nominarlo suo campione o chessò io? No! Ecco perché, tornando al discorso principale, ce l’ho a morte con questo Davide, perché è il solito accozzato di turno! Certo in battaglia a poco serve, però sempre un accozzato rimane…>>.
Ora tutti gridano il loro assenso.  Qualcuno applaude addirittura. Dagli altri tavoli iniziano ad arrivare altri guerrieri, incuriositi da tutto lo schiamazzo, e qualcuno spiega loro velocemente il succo di tutta la discussione. In breve tempo una calca di soldati che bevono e mangiano si fa a cerchio attorno al tavolo dove Golia ed il mercenario tengono il loro conciliabolo. Le panche vengono spostate, i tavoli ammassati in un angolo.
<<Prendi  quel sacerdote di cui tanto si parla, quello che vive nella terra remota oltre il mare…H’arrii Potthar, credo si chiami così.  Senza tutti gli amici che lo hanno aiutato credi sarebbe riuscito a fare tutto quello che ha fatto? No, sarebbe morto male nel giro di due giorni. E la Leggenda dell’Anello? Te la ricordi?>>. Golia fa di si con la testa. Ha finito l’ultimo libro giusto giusto il mese scorso, era diventato un vero must tra i soldati dell’esercito Filisteo.
<<Oh, ecco. Ora, chi è che c’ha gli alleati migliori? I buoni. I piccoli uomini che devono portare l’anello hanno maghi e sacerdoti potentissimi dalla loro parte, il futuro re ha addirittura una spada per comandare i jiin, i demoni dei non morti! E invece su cosa può disporre il loro nemico? Su un sacerdote malaticcio che ha come aiutante un uomo bavoso. Hanno si una grande armata, ma proprio quando stanno per vincere due battaglie ormai segnate cosa succede? CHE ARRIVANO SEMPRE GLI ACCOZZI A SALVARE CAPRA E CAVOLI!>>.  La tenda diventa un putiferio, gli uomini scalciano e gridano, c’è chi sguaina la spada e l’agita per aria, chi urla di andare fuori e sfidare apertamente il campione dell’esercito di re Saul.
<<Perché ai buoni vengono sempre dati gli aiuti migliori?>>  sussurra ora il mercenario sconosciuto, guardando dritto negli occhi di Golia, e riuscendo ad essere chiaro nonostante tutto il frastuono.

Valle di Elah, pomeriggio inoltrato, tenda di Golia.

Le urla nell’accampamento ora sono molto più forti, si sentono persino i rulli dei tamburi da guerra. Golia, in piedi in tutta la sua possente statura viene aiutato dal suo scudiero ad indossare la sua armatura di bronzo del peso di cinquemila sicli. Non dice una parola, quasi non respira. Pensa. 
Alle sue spalle l’eco ed il frastuono dei soldati va e viene come la risacca del mare, segno che un numeroso contingente di uomini si sta spostando verso il campo di battaglia. Indossata l’armatura ed impugnata la lancia Golia si appresta ad uscire dalla tenda come ogni giorno dall’inizio della guerra, diretto con sguardo impassibile verso le linee nemiche. Solo che oggi non ha in mente di spaccare crani e squartare stomaci, oggi pensa alle parole che gli sono state dette qualche ora prima, ripensa al mercenario sconosciuto.  Sono parole che hanno un certo peso, eppure lui confida in se stesso e nella sua abilità di guerriero. Ha deciso di sfidare apertamente il campione dell’esercito di Re Saul. L’ostaggio scambiato per sancire la tregua è poco più avanti di lui, coi polsi legati, scortato da due uomini che, arrivati nello spiazzo libero del campo di battaglia, lo rispediscono con sonori calci nel fondoschiena tra le sue fila,sommerso dai fischi e dagli insulti dei Filistei.
Eccoci qua pensa Golia, facendosi largo tra i suoi commilitoni, ed andando avanti da solo in mezzo al campo di battaglia, mentre una moltitudine di uomini grida il suo nome al cielo. Il mercenario aveva ragione: è mai venuto Dagon ad ungermi con l’olio e a dirmi che ero il suo campione? Mi sono stati dati aiuti di ogni sorta? No, eppure il soldato migliore tra tutti i Filistei sono io. Vediamo di cosa è capace questo unto del Signore.
I suoi pensieri svaniscono proprio mentre Davide, il raccomandato di cui tanto si sente parlare, esce dalle fila del re Saul. Dimostra si e no tredici anni. Non ha un’armatura, ne un elmo, tanto meno una spada, od uno scudo. La corazza manco a parlarne. Ha una bisaccia ed una fionda. Il frastuono delle risate che si sente dietro le spalle strappa un sorriso a Golia. Non ha bisogno di girarsi per capire che non stanno ridendo di lui.

E’ alto si e no tre cubiti e un dattero , pensa, rigirandosi la lancia tra le mani ed avanzando di un passo, cosa potrà mai andare storto?