Ore quattro e dieci del mattino: ancora
sveglio, in cucina, a mangiare biscotti.
Mi si dice che c'è da fare la
votazione per il nuovo argomento del blog: amori perduti o cibo.
Voto per gli amori perduti, perchè
sinceramente del cibo non saprei cosa dire. Ora, alle quattro e un
quarto della mattina, realizzo finalmente che non so cosa dire
nemmeno sugli amori perduti.
So che sono come il cibo: magari ti
svegliano la notte all'improvviso, anche se avevi già cenato
tranquillamente qualche ora prima, e ti fanno scomodare, ti fanno
mettere le calze e le ciabatte, ti fanno sgattaiolare silenziosamente
in cucina cercando di fare il meno rumore possibile, mentre a
dispetto invece le dita dei tuoi piedi scricchiolano come rametti
secchi mentre tu cerchi di camminare sulle loro punte. Gli amori
perduti sono come il cibo perchè la fame colpisce nei momenti più
strani della giornata, e hanno varie sfumature, vari gusti. C'è
l'amore perduto che ricorda tanto la merenda, uno di quelli che
ancora non si è passato e sulla quale ci si fissa mentalmente ogni
giorno, ad un dato momento, solitamente ripensando sempre alle solite
cose sbagliate. C'è l'amore perduto alla frutta, che solitamente era
un tradimento, tipo quelli banane, lampone, chi c'era con te, chi
c'era stasera? Ci sono gli amori
perduti caramelle e ci sono amori perduti che sono grigliate in gran
stile. E ci sono amori perduti che ti svegliano alle quattro del
mattino, e ti fanno scendere in cucina a mangiare biscotti, bere
aranciata e ti fanno fissare un punto vago della parete illuminata
dalla debole luce di servizio del cucinino. Amori biscotti fragili,
porosi, dolci e morbidi al tatto, coperti di farina, che ne puoi
mangiare ottanta e non ti sazierebbero comunque, amori biscotti che
dentro al caffellatte svaniscono senza nemmeno dire “a”, amori
biscotti che trovi sempre ai matrimoni, quando a casa dello sposo o
della sposa ti offrono il caffè, prima che tutti si vada assieme in
chiesa, e loro sono sempre li, nel vassoio d'argento, affianco agli
amori caffè e agli amori di zucchero, tutti perduti nella notte di
addio al celibato.
Nemmeno potrei dire
che mi manca il tuo amore amatriciana, che la sera che abbiamo cenato
assieme ho parlato solo io mentre tu mangiavi e ridevi, e alla fine
hai finito prima di me e la pasta mi si era freddata nel piatto, e
l'ho mangiata lo stesso mentre tu guardavi, e io odio quando mi si
guarda mentre mangio, perchè mi mette in imbarazzo. Ancora non lo
sapevo, ma ho iniziato ad odiarti da quel momento, e ho iniziato ad
odiare l'amatriciana fredda. Ho odiato anche la birra che ho bevuto
solo io, che tu non ne hai assaggiato nemmeno un sorso, ed era birra
che non hai mai bevuto. Tanto lo sapevo che una pastasciutta fredda e
una birra bevuta da solo non portavano nulla di buono. E anche gli
amori al cioccolato fondente. Che poi magari non sono nemmeno amori,
sono una specie di infatuazione strana e potente, ma che per svariati
motivi non raggiunge mai il novanta per cento di purezza del cacao, e
allora sono mezzo al latte e mezzo fondenti, che poi si mischia tutto
e non si capisce più niente e va a finire che non ci si parla più,
non si mangia più cioccolato.
Quattro e
trentaquattro del mattino, e ancora lo stomaco mi brontola un po'.
Forse dovrei davvero smettere di pensarti, forse dovrei tornare in
cucina e mangiare fino a saziarmi, forse dovrei semplicemente
scriverti di nuovo.
Forse dovrei
semplicemente dormire.
5 commenti:
E come dimenticare gli amoriperduti peperonata? difficili da digerire e ti lasciano acidità di stomaco
La parte dell'amatriciana mi ha colpito, mi ha ricordato un momento reale della mia vita D:
Ebbravo! Mi è piaciuta l'idea di partire dal "nonsochecazzoscrivere" per, appunto, scrivere. Ed è molto particolare e personale l'assimilazione tra cibo e amore. Bravo, tra i tuoi è quello che preferisco.
Opta per il mangiare, tanto dormire non se ne parla e scrivere a certe persone ti porterà solo nuovi disturbi di stomaco.
E' molto semplice, eppure mi è piaciuto un sacco, bravissimo brò (=
Sbattere la testa serve a qualcosa lolle
Partire dall'unica cosa che si ha in testa e incalanarla, bravo dottore!
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