Per
iniziare chiedo scusa agli altri autori e a tutti i lettori per la lunga
attesa.
Ho
avuto qualche problema di vita generale. Spero che comunque questo racconto vi piaccia.
Arhal
Mi riflettei nello specchio.
Ormai
da tempo consideravo realmente l’opzione di eliminarli tutti: non distruggerli,
semplicemente metterli da parte; quello in bagno, quello all’entrata, quello in
camera. Tutti mi riflettevano, seppur in modo inspiegabilmente diverso.
A
volte la mia pelle era più rosea, altre più giallina. A volte potevo contarmi
ogni singola ciglia, altre faticavo a comprendere di che colore avessi le iridi
quel giorno. In ogni caso, mi riflettevano: vedevo la mia immagine riflessa, i
miei occhi scrutarmi, insaziabili, alla ricerca di qualcosa.
-
Non
più. – mi dicevo –
Non più, adesso non c’è più.-
Ogni
pezzetto di loro era lì, sul mio volto. Sul mio corpo, sui miei vestiti. Oppure
dentro le mie orecchie o, anche peggio, nelle narici: anche nei luoghi dove non
potevo vedere, c’erano.
Perché dentro al cuore non si può vedere, mai.
Adesso
sul petto porto un orologio che scandisce il tempo con un ticchettio rumoroso,
cadenzato, rassicurante.
Quando
mi sveglio o quando vado a letto e so che di niente, di niente posso essere
sicura, mi aggrappo a quel sottile rimbalzare di secondi: anche gli ingranaggi
possono rompersi, ma è più difficile che una molla salti piuttosto che un sogno
si realizzi.
Anche
l’orologio si rifletteva nello specchio e questa è una cosa che non mi sono mai
spiegata: come il tempo possa riflettersi senza sdoppiare i propri minuti all’infinito.
D’istinto
lo racchiudo sempre in una mano, per paura d’invecchiare specchiando il tempo
che scorre.
-
Le
mie unghie ora sono bianche, ma i miei occhi ancora neri.-
Anche
per questo avevo deciso di nascondere tutti gli specchi.
Sorrisi, e lo vidi.
Ne ho amato più di uno per questo motivo.
Ho amato un uomo perché conosceva molte cose, ma alla fine non è riuscito a conoscere me. E io ho fallito nello stesso modo.
Un altro uomo, invece, mi ha conosciuto molto, ma era troppo distratto dalla pena verso se stesso tanto da perdersi. E io sono stata troppo distratta dalla mia giovinezza tanto da non saperne avere abbastanza cura.
Un uomo l’ho amato proprio perché mi curava molto, ma io non sono riuscita a comprendere le sue premure.
Ho amato altri per i loro sorrisi e per il sorriso che riuscivano a donarmi. Ho amato anche occhi verdi e occhi dietro ad occhiali, che poi, però, si sono chiusi, insieme ai loro pugni.
Ho amato le mani degli uomini che mi hanno accolto e mi hanno saputo trattare con gentilezza, anche se spesso io non sono gentile. Ho amato uomini di cui non meritavo l’amore e uomini che non meritavano il mio.
Sono andati persi anche tanti piccoli pezzetti di quest’anima riflessa, in ogni uomo, in ogni amico, in ogni amore.
Nessuno potrà ridarmeli, insieme al tempo che è trascorso, ed il tempo trascorso non può più riflettersi e moltiplicarsi nello specchio, insieme ai miei anni.
Il bello degli orologi è che funzionano solo se hanno tutti i pezzi al loro posto, noi invece spesso continuiamo a funzionare ancora a lungo senza tanti, tanti pezzi.
Ogni espressione degli occhi, delle labbra, delle guance.
Vorrei sfiorare ogni forma del corpo, senza soffermarmi a pensare, credere che sia bello, e amarlo.
Amare ogni abito e ogni movimento, ogni parola, ogni atteggiamento.
Ma
l’ho perduto. Ho perduto il mio cuore e non esiste nessuno al mondo che possa
ridarmelo.
Nessuno
me l’ha strappato dal petto palpitante, nessuno l’ha distrutto, sono io. Sono
io che l’ho divorato.
E
adesso odio gli specchi perché mi dicono sempre la verità.
Ho
amato con ogni forza e desiderato di amare ancora di più, ma c’è qualcuno che
non ho amato mai, e questa sono io.
-
Ti
prego, amami. –
-
No.
–
risponde, impietoso.
L’orologio
ticchetta, affannato, nel mio pugno, forse al tempo manca l’aria, forse a me
manca l’aria, come ogni volta che mi fisso troppo, che mi chiedo troppo, che mi
cerco troppo.
-
Non
più, adesso, non più. – rannicchiarmi a terra, attorno al
mio orologio, mi calma, ma lo specchio è così grande che io posso continuare a
vedermi.
-
Amami
solo un po’ e io sarò felice.-
Se
solo avessi divorato quest’orologio invece di un cuore adesso potrei caricare
il mio petto e ordinare al tempo dell’amore di scorrere nella direzione che
voglio.
Deciderei
io l’ora, potrei fissare gli ingranaggi funzionare, le rotelle scorrere fluide
l’una sull’altra.
-
Non
più. - lo abbraccio, stretto a me, alle mie labbra strane,
alla mie pelle sbagliata, ai miei occhi sfatti.
Ho
perso molti amori e sono guarita, ma non potrò essere salva senza il mio amore.
Le
lacrime che bagnarono la cassa dell’orologio scivolarono attraverso la chiusura
e trovarono gli ingranaggi palpitanti.
Mi
chiesi a lungo se il sale riesce a corrodere l’ottone.
Gli
specchi sono rimasti lì.
Mi
sono nascosta io, dentro di essi.E l’orologio si è fermato.
Non saprò mai se per le mie lacrime vergognose o se perché il tempo non può vivere dentro uno specchio, perché dopo essersi moltiplicato all’infinito, diventa così grande che avvolge ogni cosa e allora tutto diventa fermo.
Mi
scuso se a tratti sono risultata troppo criptica o ermetica, ma c’era così
tanto da dire su questa cosa che non ho potuto far altro che scrivere un
racconto, sì, ma con un’impronta soggettiva.
Non so bene neanch'io dove inizia la realtà, ma le atmosfere gotiche mi sono sempre piaciute.Sono graditissimi commenti di critica e non!
4 commenti:
"Ho perduto il mio cuore e non esiste nessuno al mondo che possa ridarmelo.
Nessuno me l’ha strappato dal petto palpitante, nessuno l’ha distrutto, sono io. Sono io che l’ho divorato.
E adesso odio gli specchi perché mi dicono sempre la verità."
Non sono convinto di aver afferrato il senso, credo sia abbastanza difficile alla prima lettura, ma questa frase mi ha colpito in pieno. Qualcuno, a proposito della scrittura, mi disse che dove c'è una verità lasci il segno. Non so se questa frase rispecchia una tua verità, ma ne rispecchia una mia. Sono stato in quella esatta situazione, e a leggerlo mi ha lasciato il segno.
Grazie.
"Se solo avessi divorato quest’orologio invece di un cuore adesso potrei caricare il mio petto e ordinare al tempo dell’amore di scorrere nella direzione che voglio.
Deciderei io l’ora, potrei fissare gli ingranaggi funzionare, le rotelle scorrere fluide l’una sull’altra."
Si vede che sto racconto vive di citazioni.
Probabilmente tutto è chiuso in questa frase, anche se probabilmente una lettura + accorta potrà svelarmi un significato nascosto che vanifica l'interpretazione che ho dato al racconto, così come questa opinione. Questo passaggio sembra esemplificare il malessere di chi si affida alla ragione per non soffrire per le scelte del cuore, solo per rimanere distrutta dentro perché non riesce più a liberare se stesso.
Che dire, a tratti contorto, ma pollice su! Forse il finale non è troppo chiaro, ma ti farò sapere
Come hai detto stesso tu, sei stata un po' criptica, non è di facile lettura, perché molto intimo e personale. Credo che si avvicini molto di più alla poesia che alla prosa, ma proprio per questo lo considero molto d'impatto emotivo. Non posso che definirlo positivo. Quando c'è emozione uno scritto è sempre forte.
Ti voglio bene.
Grazie ragazzi, siete tanto buoni con me, che a volte non posso resistere alla tentazione di poesizzare la prosa XD
Vi voglio un sacco di bene e sono felice di essere qui con voi (=
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