Silvestre

Liberamente ispirata alla poesia "La pioggia nel pineto" di Gabriele d'Annunzio

Taci, ascolta. Cade sulla foglia una goccia stonata, ne seguono altre.

Si mette in disparte il sole, mentre cammini tra gli alberi

ti seguo, distante, perso fra tante altre foglie.

Le doglie del bosco sotto la pioggia si innalzano in canto:

piove sul selciato stanco, piove sui tuoi occhi color ambra

piove sulle membra stanche degli animali, piove sulla mia barba

fatta di aghi di pino,

piove leggermente sul mattino dei tuoi vent'anni,

piove acqua salata a riparare i miei danni

e rinfrescare il canto degli uccelli,

piove sulla selva dei nostri capelli.

Odi? Senti?

I venti di cui son fatto rincorrono la tua essenza

che di goccia in goccia tesse tele d'argento con le sue dita

dando vita a ragnatele di nebbia, foschia e oro,

perdo il mio decoro piangendoti in silenzio

lo screzio di una vita passata a sussurrare il tuo nome.

Piove sulle mia ciglia di carbone

ma di piacere, perchè ti sento sfiorarmi il viso

piove e il riso del bosco ha la tua voce

che risuona ora lontana, ora vicina

mentre la mattina rimane ferma al suo posto

in tonalità di foschia e oro e nebbia,

come la fibbia di ragnatela che ci lega.

Ascolta.

Risponde al pianto il canto delle cicale

che spinte dal vento vanno a cercarti

in spirali che salgono al cielo vorticanti

di delicata bellezza,

piove e mi si spezza l'anima in schegge di ebano

e mirto e ginepro,

ebbro, in ginocchio, lascio che mi invadi

in profumi pungenti di terra bagnata

di vita lasciata a maturare sul tuo cuore

e di more, di rovo e di pino

in profumi che sono un bacio di bambino.

E andiam di fratta in fratta

dal bosco al mare,

e di nuovo dal mare al bosco,

fosco si fa il meriggio

non tarda ad arrivare la sera,

e la notte ci sorprende ignudi

a sfiorarci il corpo silvestre,

che il muschio terrestre ricopre,

e da li tarda a scoprirci il mattino

abbracciati dentro il guscio di una noce

la mia voce che si mischia con la tua

insieme.