Non riesco a scrivere, in questo
preciso anno storico, di questo
preciso anno storico, della storia in generale e sinceramente non
saprei cosa dire di me.
Sorseggio
un tè, un me, un caffè, fumo i sigari del Che. Mi guardo allo
specchio e saluto con la mano, mi risponde in rima un signorotto
strano: cilindro il cappello, arricciati i baffi, sguardo furbo come
fanno i gatti, mento rotondetto. Gli allungo un biglietto con la
scritta “dove crescono le rose?”; si alza, mi guarda e sorride:
senza pose e senza indugi va al bancone, poggia una mano sul legno e
il padrone, in frack vestito, gli da il benservito: bourbon liscio,
capelli tirati indietro dalla gelatina, aria meschina, straccio
intorno al braccio, vorrei essere da un altra parte ma ehy, è il mio
lavoro, e lo faccio.
Mi
avvicino, scavalcando lo specchio, urto un poco Alice che mi guarda
di sottecchi, aspetti, aspetti, non la volevo disturbare, l'uomo
seduto al bancone sta a guardare, sorseggia il beverone, un sorriso
un po marpione, si rigira e mi aspetta, maledetta fretta, metto in
piedi Alice e, come si dice? -arrivederci, buonasera!-
mangio la pera e vedo strano, il signore dallo sguardo profano mi
chiede cosa bevo, dico che è meglio se mi levo, mi trattiene per il
braccio, opto per un Martini con doppio ghiaccio.
-Le
rose son fiorite nel giardino del re- sussurra appena, il signore
buonasera. E' il segnale che tanto aspetto, prurito al doppio petto,
mi ficco una sigaretta in bocca, guai a chi me la tocca, abbasso il
volume della stanza, mi concentro sulla danza dell'uomo dal calice
color ambra, sondo i suoi pensieri, mi sembra ieri che ho iniziato a
fare questo lavoro, adesso mi pagano in oro.
Una
damigella esce dalle quinte, l'accolgono con pinte di applausi, le
lanciano fiori senza vasi, la mangiano con gli occhi, mi sembra che
qualcuno persino si tocchi. Canta dell'amore sciocco e dell'amore
vano, canta seduta su un divano di pelli, canta dei giorni belli che
mi son scivolati tra le dita, mi guarda indispettita perchè non ho
applaudito, son tentato di alzare il medio dito.
La
fisso meglio, resta di stucco, quasi quasi andrà a cambiarsi il
trucco, dopo, finito lo spettacolo, magari andrà anche da un oracolo
a farsi predire il futuro: una bella casa con la villa, in Marmilla,
alle Canarie, l'estate come la carie, le ferie come le evasioni da
dove puoi scappare ma poi torni alle tue prigioni, week-end da
caproni.
L'uomo
dal calice biondo mi da un buffetto sulla spalla: “scialla”,
dice, con l'accento romano in un bar degli anni trenta, quaranta e
cinquanta, la gallina canta, sessanta che ore sono, settanta sono
prono, ottanta sete, novanta la paura della manta dei mari, cento per
cento arabica.
Inizio
a delirare, sposto il signore delle rose con un amorevole
“baffanculo”, mi infilo negli scalini che conducono all'uscita,
non mi accorgo che la vita mi si accorcia un gradino dopo l'altro, le
suole delle scarpe scivolano a contatto col legno bagnato, mi son
chinato, la mano ha perso la presa della ringhiera, son volato oltre
la rastrelliera.
Mi
ritrovano, morto, il giorno sedici alle ore diciassette del diciotto
Novembre mille-novecento-novantanove, ora piove, mi sveglio da un
sogno di lutto, vomito tutto quello che ho sognato, prendo carta
penna foglio ed inchiostro smaltato, trattengo tutto su un foglio
digitalizzato, stiracchio muscoli cervello e cuore, vado in bagno a
guardarmi allo specchio, dimentico che ormai sono vecchio, mi siedo
sul cesso e cago, respiro l'odore vago della mia giornata, in una
grande e spensierata vita pensionata, pulisco i cervelli dai
rimasugli, preparo lo stomaco a nuovi intrugli, al bagno bussano: è
Alice, dice che sono al cesso da due ore e mezza, metto una pezza sul
buco nello sterno, fuori sembra sia ancora inverno, apro le imposte,
le lettere comandate, le finestre con le aperture programmate,
giornate toste, rumore di batoste, a colazione caldarroste.
Mi
sposto, Alice entra mentre io scendo, vendo anche oggi dosi
quotidiane di bontà, e poi si vedrà.
2 commenti:
Simpatici i giochi di parole e l'abbondanza di allitterazioni mi suona una bellezza all'orecchio, sembra quasi una favola o una canzone. Carina l'atmosfera nera e fumosa che hai creato e anche le situazioni con la vena di non-sense che vengono presentate rendono il pezzo suggestivo. Seppure alla fine mi sia rimasta qualche perplessità. Comunque bravo! :)
(in privato ho qualcosa da dirti :P )
Mi è piaciuto molto il fatto delle rime e il non-sense, come ha già detto Ivan sembra una canzone, una filastrocca, molto molto bella.
Oltre alle cose che ti ha già detto lui in privato, mi sarei risparmiata un po' di termini troppo volgari, mi suonavano fuori luogo.
Ad ogni modo, molto simpatico e bello, bravo =D
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