Citazioni


sabato 25 maggio 2013

una morte come un'altra


Tu non cadesti esangue
per man d'eroe famoso,
e non tinse il tuo sangue
l'asta del valoroso.
Acuta freccia,
come da nuvola
morte ascosa volò.
(I canti di Ossian)



Odore di cavallo, di ferro e di cuoio.

Poi il risveglio.


- Buongiorno amico. Un altro mattino è tinto dalle pallide dita di cortese auror... -

- Oh, per Mogezio, falla finita e fammi passare, devo andare a pisciare! -

Qualche passo, la vallata, discesa, a centinaia sono i corpi, a migliaia i corvi.

"Un altro mattino è tinto dalle pallide dita di cortese morte... Di chi sarà stato questo elmo che ora mi funge da latrina?"


Colazione, decisioni.

- DA QUI NON SI MUOVE NESSUNO! Lo vedi quell'accampamento laggiù? Pensi che stiano facendo la festa di Beltane?! Dagli tempo fino a domani di rimettere in sesto qualche arto e vedrai come ti saranno sul collo mentre tu gli hai appena voltato il culo! -

- Non saranno così codardi, diamine! -

- Vuoi fuggire? E vattene, coniglio, vattene! Che io sia fulminato e dalle mie ceneri si generino vermi se dovessi mettere un piede in fuga! -

- GIUSTO! Ho affrontato le tempeste del mare e del cielo per venire a fuggire di fronte ad un guerriero? Foss'ei il peggiore degli spiriti maligni, io gli strapperò il cuore dal petto e ne berrò il suo sangue, quel lurido... -

- Vacci piano, non è un Drago. Non te ne fai niente del suo sangue. Pensa a salvare il tuo! -

- E tu, tu che ne pensi...? -


Silenzio.
Tutti mi fissano, improvvisamente placati. 
Li osservo: alcuni hanno ancora il volto paonazzo, le vene del collo pulsanti, i muscoli tesi.
Altri sono troppo vecchi per adirarsi, l'unica cosa ritta in quel loro corpo raggrinzito sono i peli della barba, ispidi e bianchi.

- Mmmm... Il nemico ci troverà pronti. -

E subito dopo uno scrosciare di voci, urli, strepiti, sì, no, evviva, armiamoci adesso.
Mi alzo ed esco fuori dalla tenda.

Vallata. Centinaia di corpi. Elmo in cui ho pisciato.

Qualche istante, poi la pioggia.
Rientro, vado ad affilare la spada.

Torpore, allenamenti, sidro, sonno.



Tu dormi, che t’accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m’apristi in mezzo al petto.
(Canto XIII - Leopardi) 
 



"Non voglio pensare, nè ricordare. Voglio solo combattere. Amare è difficile, vivere è difficile. Morire con onore è semplice, se posso brandire una spada."

Ancora un risveglio.

- Buongiorno, amico. La notte ci ha cullato con le sue mani di seta... -

- Pietra. Quelle che mi hanno tirato un cazzotto stanotte erano senz'altro di pietra. E ora fammi passare, devo andare a pisciare. -


Urla provenire dalla tenda del comandante. 
"Vorranno anche il mio parere, il parere del campione. Che si fottano."

Allenamenti in mezzo a corpi, in mezzo a corvi, in mezzo ad elmi pieni di piscio.

Un colpo secco, dritto.
"Nessuno mi ha mai chiesto se io volessi davvero farlo."
Poi uno di lato, un tondo.
"Armarmi, combattere, andare in guerra."
Un ascendente e dopo un affondo.
"Mi hanno dato una spada in mano e io ho saputo usarla bene, troppo bene."
Un calcio alla bocca dello stomaco, semplice da fare senza armatura.
"Come se fossi nato per quello. Come se fossi nato per morire."
Un colpo di pomolo, uno di elsa.
"Scomparirò non appena verrò trafitto da un nemico più valoroso di me, scomparirò io, scompariranno i miei ricordi, scomparirà lei dalla mia mente."
 Spada conficcata nel terreno, il colpo della misericordia.
"Era bella in quel vestito blu. Un sorriso da lontano e un bacio in una notte buia. Niente altro."
Vento freddo sulla pelle del volto sudata.
"Io su questi campi desolati, lei nella sua calda dimora. Io in una tenda sporca, lei nel suo letto di piume. Io morirò presto, lei vivrà a lungo."

- Ah, il muschio in questo punto è divenuto rosso per il sangue... -
"Ma non la invidio."

Respiro a fondo.

- SIAMO NATI PER MORIRE! -
I corvi volano via in ogni direzione, gracchiando furiosamente, il mio urlo rieccheggia nel vuoto della valle.

"Voglio solo pensare ai suoi occhi quando è buio... Quando sarà buio per sempre."
     

Tenda, ancora torpore, sonno.


E' notte.

- Alzatevi, è giunta l'ora! Gli Dei cantano il nostro trionfo! Di noi parleranno i figli dei figli, di noi tesseranno lodi le nostre madri e mogli, di noi... -

- Prendi una fottuta arma e taci! E aiutami a mettere l'armatura, che non ho neanche il tempo di pisciare. -  




Schierati, prima fila.

- Voi siete i migliori, i più valorosi! Di fronte a voi tremeranno le loro ginocchia, di fronte a voi i loro animi si incrineranno e i loro cuori vacilerrano! -

Boati.

- Se anche uno di noi sopravviverà, narrerà di questo giorno! Di come le nostre mani fossero salde e il nostro ferro forte! -

Vento, scendo da cavallo.

- Oh, tu... Sei sicuro? -

- Senti, facciamola finita. Manda qualcuno a chiamare il loro campione. Io sono pronto. -
"Se solo il sangue di uno potesse bastare a salvare quello di molti..."

- Va bene. -

Fa qualche passo in direzione degli altri.

- Chi altri vi aspettavate? Il nostro più coraggioso guerriero è pronto a mostrare il suo ardore! Vincerà e la vittoria sarà già nostra! -

Ancora boati.
Stringo l'elsa della spada.


Siamo io, lui e l'alba. Gli eserciti lontani, ma abbastanza vicini per sentire le urla di chi ci incita.
Non so neanche chi sia. Si muove, si sposta, mi gira attorno. E' veloce.

Un colpo secco, dritto.
"Non voglio pensare..."
Poi uno di lato, un tondo.
"Nè ricordare."
Un ascendente e dopo un affondo.
"Voglio solo combattere."
Un calcio alla bocca dello stomaco, impossibile da fare con l'armatura.
"... Vivere è difficile."
Un colpo di pomolo, uno di elsa.
"Morire con onore è semplice..."
Spada conficcata nella carne, il colpo della misericordia.
"...se posso brandire una spada."



Di nuovo boati.
Stringo più forte l'elsa della spada.
"Ho ucciso ancora un nemico di cui non conoscevo il volto."


- LA GUERRA E' FINITA! ABBIAMO VINTO! -


Voci intorno a me, urli acuti, tamburi. 
Profondi tamburi.
Come rombi di tuono.


- UNA CARICA DI ARMATI A CAVALLO! DA LASSU' COMANDANTE! - 

Voci intorno a me, urli acuti, rimbombo di zoccoli sulle pietre scoscese, sull'erba strappata, sul fango scoperto.

- RIFORMARE, VICINI! -

Urlo.
"Qualcuno mi sente?"

Il comandante è a cavallo seguito dai migliori. Mi guarda. Lo guardo. Annuisco.
- A PIEDI, CON ME! -
Una folla mi stringe, corriamo tra gli alberi.

- La cavalleria andrà incontro a morte certa, ma il nostro comandante ci porterà la testa del loro! -
E subito dopo uno scrosciare di voci, urli, strepiti, sì, no, evviva, andiamo adesso. 
"Basta così poco per instillare coraggio nei cuori? O anche loro mentono per timore della morte?"

Aggiriamo il nemico dal bosco.
- Spunteremo alle spalle in poche ore. Siamo molti e loro saranno già fiaccati dall'avanzata dei cavalli... Ci resteranno gli arcieri e le retrovie probabilmente. -
Tutti ascoltano, nel rispetto e nel terrore.


 
- Eccoli... -
Vedo distintamente le due retrovie, piccole masnade, e gli arcieri al centro. Stanno ancora bersagliando la cavalleria, sebbene delle due file ormai resti ben poco.
Qualche cavallo è al suolo, ancora scalciante morte.

Avanziamo uniti, compatti. Poi il bosco va diradandosi.
- CARICA, ADESSO! -
Diretti sulle retrovie e sugli arcieri. Ci separiamo per essere bersagli meno facili.

Respiro, il sole ci illumina.
Veloce, più veloce.

Un nemico, a terra.
Un altro.

Urlo.
Avanzo.

Morte.
Urlo.
Avanzo.

Avanzo.

Mi manca il fiato.
Cado.

Un compagno mi è vicino.

- La estraggo io! -

Poi un altro.

- Portiamolo lontano, torniamo indietro, vicino a quell'albero! -

"Avrebbero fatto lo stesso per un altro ferito?"

- Sdraialo, allentagli lo spallaccio! -

"Non credo. Hanno bisogno di me."

- Farà male, sii forte! -
 "Sii forte tu."

Urlo.
La freccia viene gettata lontana da me. 
"Il sangue sta imbrattando anche questo muschio..."

- La spada... La mia spada, qui... -

- E' qui! E' qui nella tua mano! -

"Il sole sta divenendo buio."

- Ricorderemo il tuo valore, lo ricorderanno per sempre tutti, lo ricorderanno i nostri figli, la tua amata ed ognuno di noi... -
Balbetta, si ripete, non sa quello che dice. Qualcuno mi stringe con più forza la mano intorno all'elsa.
"Io non ho figli e la mia amata starà ancora dormendo a quest'ora del mattino."

- Adesso vai, andate. Lasciatemi con la mia spada. -

Li sento allontanarsi, in silenzio, nel clangore della battaglia.
"E' buio e posso rivedere i suoi occhi." 


Non sento più.


"... Amare è difficile, vivere è difficile. Morire con onore è semplice, se posso brandire una spada."


"Sono morto senza brandirla, sono morto per una freccia nel cuore."


"Il nemico non ha visto il mio volto."


"Non voglio pensare, nè ricordare..."


"Chi ha scagliato quella freccia?"


"I suoi occhi..." 
     

5 commenti:

vorgh ha detto...

Bene. Mi ha colpito molto la struttura del racconto e anche l'atmosfera piuttosto vaga. La scelta dello stile e soprattutto il ritmo nella parte finale funzionano molto bene. Avrei provato a dare un po' più di dettagli nella parte iniziale e centrale perché così il lettore può perdersi, e con un po' di difficoltà riprendere l'attenzione. Ci hai messo un po' di te con spade, cavalieri, sangue di drago e via discorrendo e questo non è affatto male. :)

Bob ha detto...

L'uomo sopra di me ha rubato il mio commento mentre lo scrivevo, quindi parlerò di altre cose: i personaggi, anche quelli appena accennati, sono ben caratterizzati e questo rende il tutto più godibile, più reale. E i momenti in cui lui pensa a lei sono dolcissimi, a tratti commoventi. E sì, la presenza di spade, armature e medioevi vari è proprio "tua" :D

Arhal ha detto...

Vi ringrazio =3 In realtà sono rimasta estremamente sul vago apposta perché l'unica cosa di cui volevo parlare era l'interiorità del protagonista.

Non potevo resiste più di quanto ho fatto prima di parlare di spade! XD

Comunque sono omini celti e non medievali =D

Legenda:

Mogezio, dio della guerra;
Festa di Beltane, dedicata alla fertilità.


Mi sono fogata tantissimo a scriverlo!

Il Losco ha detto...

Mi piace molto l'amarezza generale che si coglie nel racconto, come il suo essere slegato nel tempo, quelle frequenti riprese della scena di lui che si sveglia per andare a pisciare nell'elmo le ho trovate molto godibili.
Il tema stranamente all'apparenza è lontano dal racconto, finchè non si arriva alle parti finali dove tutto è legato, anche i piccoli richiami mentali, le piccole citazioni che il protagonista ha fatto.
Sibbell mammà

Arhal ha detto...

Grazie che raccogli i miei piccoli frutti, figghmà q___q