Citazioni


domenica 26 gennaio 2014

Never have I ever

Bah. Rieccomi qui a sbavare riflessioni su una pagina di word. Su un blog. Nella mia testa. Mi piace paragonare le parole scritte alle diverse forme che il nostro corpo ha di espellere sostanze. Quando scrivevo Regalo d’addio la parole scorrevano come lacrime. Altre storie le ho sudate, alcune le ho sanguinate, qualcun’altra, piena di odio e risentimento, l’ho vomitata. Un getto caldo che parte dallo stomaco, risale e ti sconvolge, lasciandoti un sapore amaro in bocca e il corpo destabilizzato ma libero. Un paio di giorni fa ho provato a scrivere qualcosa che parlasse di me, ma l’ho cestinata dopo meno di una pagina. Quella storia l’avevo cacata. Questa invece la sto sbavando, avete presente quando siete piegati con un braccio contro il muro e la testa contro il braccio, guardando verso il basso, la tazza del cesso o il pavimento, e vomitate? Ecco, subito dopo il vomito c’è spesso quel po’ di bava che pende dalla bocca. Ma intanto ci siamo liberati del peso grosso, il rivoletto di bava è un dettaglio che può rimanere trascurato nell’angolo della bocca finché non siamo pronti a tornare in carreggiata. Respiriamo. Recuperiamo il controllo del nostro corpo. E quando davvero siamo sicuri che è finita, puliamo la bava e alziamo la testa. E siamo pronti ad affrontare il mondo, di nuovo.
Ho vomitato tanti racconti a proposito di una storia finita male che mi ha cambiato la vita, ora è il momento di asciugare quel filo di bava, un ricordo che è rimasto dimenticato e pendente per parecchio tempo. Un anno e mezzo circa, direi.

Era l’agosto 2012, ed ero in vacanza con Amanda, la leonessa a cui mesi dopo avrei dedicato “Regalo d’addio”. La nostra storia era già finita, schiacciata da tradimenti, mancanze di fiducia e sadismi. Avevamo commesso grandi errori e non eravamo riusciti a recuperare. Continuavamo ad andare avanti per inerzia, continuando a farci del male, come quando inciampi mentre corri e cerchi di recuperare l’equilibrio, finendo solo per cadere in maniera ancora più rovinosa. Ferirci era diventato il nostro nuovo modo di amarci. Alla fine, o forse dovrei dire finalmente, avevamo deciso di lasciarci, alla vigilia di un viaggio prenotato mesi prima. Quei biglietti ci guardavano dal tavolo, e alla fine prendemmo una decisione assurda.
Partiamo lo stesso. Dimentichiamo tutto quello che è successo, i litigi avvenuti tra queste quattro mura, la routine, il dolore. Facciamo finta di niente, viviamo questa vacanza liberamente, come se fosse il nostro primo giorno. Le scrissi una lettera.

“Per tornare ad essere i due ragazzi che si fanno le foto negli autobus mentre si baciano.
Per tornare ad assaporare ogni piccola cosa.
Per riscoprirci.
Ad ogni costo,
contro ogni rischio,
io ti chiedo,
amiamoci ancora.”

Ed eccoci lì, qualche settimana dopo, su una collina con altri ragazzi conosciuti lì, che ridiamo e scherziamo. Lo ricordo come se fosse ieri, anzi, come se stesse accadendo in questo momento. Per una settimana eravamo stati la coppia perfetta, gli altri ragazzi da tutto il mondo ci guardavano e si stupivano di quanto sembravamo in sintonia, ci chiedevano di farci foto e dicevano che eravamo carini. Chissà cosa direbbero, mi chiedevo, se sapessero che tra una settimana esatta le nostre strade si separeranno. Era notte, quella sera sulla collina, e noi eravamo lì e giocavamo tutti insieme a “Never have I ever”.

Non ho mai fatto paracadutismo.
Nessuno beve.
Non ho mai fatto sesso con due persone diverse in un giorno.
Qualcuno beve.
Non ho mai tradito.
Io e lei ci guardiamo negli occhi, davanti a tutti, e ci sorridiamo. Brindiamo e buttiamo giù l’alcol. Il nostro punteggio di coppia dell’anno sale per tutti. Sembriamo forti, pensavo, sembriamo inarrestabili, sembra che davvero abbiamo superato tutto.
Non ho mai questo, non ho mai quello.
Non ho mai scopato in spiaggia.
Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. Lei beve, io no, tutti capiscono che questa storia è legata al tradimento, negli occhi di tutti leggo ammirazione per la bella coppia che siamo, per il modo amichevole in cui andiamo d’accordo con queste cose.
Non ho mai visto l’aurora boreale.
Un tizio con gli occhiali beve.
Non ho mai pensato ad un’altra persona mentre facevo sesso.

Quella era una delle cose di cui non avevamo mai parlato. E i suoi occhi, fissi nei miei, dicevano “confessa”. Sorrisi, come dopo ogni altro “non ho mai”, e rivoltai il mio bicchiere in gola. Quando tornai con gli occhi nei suoi, erano diversi. Nessun altro lo aveva notato, ma l’avevo ferita. Tutte le finzioni, il ridere su ciò che era successo e bere insieme, non erano altro che questo, finzioni. Eravamo danneggiati, rovinati e senza possibilità di tornare indietro. In quel momento il senso di colpa mi stava dilaniando, e forse più del senso di colpa era la consapevolezza che bastava uno stupido gioco per creare una crepa dolorante tra noi due.

Mi alzai subito dopo e andai a pisciare, e quando tornai iniziai a parlare di altro, facendo dimenticare a tutti del gioco. Avevo realizzato che esistono errori che continuano a bruciarti dentro per anni, forse per una vita intera. E che non puoi fare finta di niente, devi solo rassegnarti ed ammettere la sconfitta. Spesso pensiamo che sarebbe bello poter tornare indietro e rimediare agli errori commessi, sembra che senza quella persona, chiunque essa sia, la vita non possa più andare avanti, e ciò di cui non ci accorgiamo è che siamo geneticamente programmati per sopravvivere. Ci possono togliere qualunque persona, in qualunque modo, ma alla fine andremo avanti comunque. Qualunque vuoto abbiamo dentro, verrà colmato. Qualunque peso portiamo con noi, prima o poi ce ne libereremo. Come quando bevi troppo: basta poggiarti contro un muro, vomitare, e aspettare che la testa smetta di girare. Respiri, ti pulisci la bava, ed esci dal bagno, pronto per un nuovo inizio.

“Le cose si rompono, ed è normale.
Anche cercare di ripararle è normale.
Spesso, mentre armeggiamo con i cocci e la colla, la cosa che vogliamo  riparare si frantuma nelle nostre mani, e questo fa davvero male.
Ci fa capire che una cosa rotta è rotta.
E quando una cosa è rotta, l'unica cosa da fare è accettarlo e proseguire senza.”

12 settembre ‘12

4 commenti:

Arhal ha detto...

Ho letto e sto commentando dal cellulare e già questo mi emoziona!
come già è accaduto le tue parole sanno essere troppo crude per i miei gusti, ma poi arriva il punto in cui non ce la faccio più a restare nei miei panni e finisco nelle tue parole, e allora non ritrovarmi con gli occhi lucidi diventa impossibile.
bravo Bob, come sempre.

Bob ha detto...

grazie :)

Unknown ha detto...

Wow.
Un ripieno d'emozione, un qualcosa che non ti lascia illeso.
Ho vissuto una situazione simile, anche se in termini diversi.
Era la mia migliore amica, una ragazza con cui condividevo la mia vita da 12 anni.
E poi le nostre strade si sono divise definitivamente, dopo tanti mezzi addii. Ma ci abbiamo riprovato, dopo un anno, per caso.
Il risultato?
E' servito solo ad accorgermi che ormai non c'era più niente da sistemare, da ricucire, e che dovevo andare avanti, senza di lei, ma con me stessa integra.
Sono esperienze che insegnano, in qualche modo, che tutto può cambiare, ma anche che alcune cose non cambiano mai.
Grazie di aver condiviso quest'esperienza. Grazie della sincerità.

Bob ha detto...

Grazie a te per i complimenti :) tutto quello che potrei aggiungere sull'argomento l'hai già letto.