Probabilmente
la notte peggiore della mia vita. Continuavo a svegliarmi di continuo,
intontito dall’alcol che avevamo assunto, e a ripetermi che quelle sostanze avrebbero
dovuto abbattermi, che avrei dovuto dormire come un bambino. Mi rigiravo ma non
riuscivo a prendere sonno, e se ci riuscivo subito si affacciavano alla mia
mente strani sogni. In uno di questi avevo una sorellina a cui spaccavo la
testa per sbaglio, in un altro venivo stregato dai meravigliosi occhi blu di
una sconosciuta che la folla trascinava via da me. Ero talmente irrequieto che
anche Claire, nell’altra piazza del letto, si svegliò e mi chiese se andava
tutto bene. Cosa avrei dovuto risponderle?
Claire, io e te siamo amici da tanti
anni, siamo come fratelli, ma ti scoperei come se non ci fosse un domani.
Troppo
volgare. Girarmi e baciarla? Troppo rischioso. Alla fine dissi semplicemente
che avevo fatto un brutto sogno, voltandomi dall’altro lato e dandole la
schiena per nascondere la mia erezione, troppo evidente sotto quelle lenzuola
di cotone. Un attimo dopo, Claire dormiva ancora, con quel suo respiro pesante
e sonoro che nella mia mente suonava come gemiti di piacere.
Claire, per favore, potresti
respirare in un modo meno eccitante?
Sapere che
il suo corpo era lì, a pochi centimetri dal mio, mi rendeva inquieto, indeciso,
il sangue mi ribolliva nelle vene e in quel momento avrei dato tutto solo per
farla mia, per poter abbracciare, stringere, esplorare e penetrare quel corpo.
Tutto avrei dato pur di poter sentire il suo calore sulla mia pelle, pur di
poter conoscere l’unico lato ancora oscuro di quella persona che per me non
aveva segreti.
Claire, vorrei sentire il tuo
orgasmo, vorrei ascoltare la tua voce strozzata, vedere la tua schiena che si
inarca, sentire il calore che divampa nel tuo corpo. Vorrei tornare a casa mia
domani con i segni delle tue unghie nella schiena e dei tuoi morsi sul collo.
Non ero a
casa di Claire per il sesso, ma per una conferenza. Io e lei avevamo vissuto a
stretto contatto dai tredici ai venti anni, ed eravamo davvero come fratelli.
Poi, finito il liceo, lei si era trasferita in un'altra città. Ci vedevamo
spesso, ma non come prima. Ci sentivamo spesso, ma non bastava. Ci siamo
allontanati quel poco che è bastato, quando mi è venuta a prendere alla
stazione, per guardarla come guarderei una qualunque donna. E ho pensato che
era davvero bella. I capelli corti e neri le incorniciavano il volto in un modo
che non avevo mai visto, e gli abiti leggeri la proteggevano dal caldo di fine
maggio ma non dal mio sguardo. In un attimo immaginai il suo corpo nudo,
basandomi su quanto avevo visto le estati precedenti sulle spiagge o quando ci
cambiavamo nella stessa stanza. Avvicinandomi notai le sue labbra carnose e
pensai di baciarle, mentre mi stupivo dei miei stessi pensieri. Lei mi corse
incontro e mi abbracciò. Tante volte ci eravamo abbracciati, noi due, in attimi
di felicità, al momento della sua partenza, in momenti di tristezza, per
ringraziamento, o anche solo per salutarci. Ma quella volta fu diverso, sentivo
il suo corpo premere contro il mio, riuscivo a percepire i suoi seni e
stringendole la vita mi accorsi di quanto fosse sottile e di come si allargasse
sui fianchi. Inspirai l’odore dei suoi capelli e abbassai la testa, fino a
trovarmi con il naso sul suo collo. Sentivo il calore del sangue che scorreva
sotto la pelle e
Claire, devo smettere di
abbracciarti. Mi sta diventando duro e i nostri vestiti sono troppo leggeri per
sperare che tu non te ne accorga.
Mentre
Claire mi faceva strada verso casa sua, dove avrei dovuto lasciare la borsa e
cambiarmi per la conferenza, mi accorsi che non riuscivo ad ascoltarla, lo
sguardo troppo concentrato sul suo sedere. Si notava il bordo della biancheria
sotto il sottile tessuto del suo abito estivo, e anche i risultati della
palestra in cui mi aveva detto di essersi iscritta erano abbastanza evidenti.
Ma forse, pensai accelerando il passo fino a trovarmi al suo fianco, sono i miei
occhi che sono cambiati. Claire, la piccola Claire che abbracciavo quando il
ragazzo che le piaceva non si accorgeva di lei, l’amica che mi chiedeva
consigli su come vestirsi e alla quale non mi facevo problemi a dire che quella
gonna era troppo da zoccola, l’amica con cui una volta ho fatto il bagno,
completamente nudi, senza avere neanche il minimo accenno di un’erezione, dove
era finita? Guardavo le sue natiche
ondeggiare davanti ai miei occhi mentre salivamo le scale e non sapevo darmi
una risposta. Sentivo solo il desiderio di afferrarla con forza appena aperta
la porta di casa e possederla sul primo ripiano abbastanza stabile che avessi
visto. Mi cambiai in fretta e furia, con numerosi getti di acqua gelida sul
volto e sui polsi, e fuggii verso il luogo della conferenza.
Inutile dire
che non riuscii a seguire neanche una parola. Nella mia mente stavo spogliando
la mia amica di infanzia, non più con forza sul primo ripiano stabile, ma
dolcemente nel suo letto. Assaporavo il suo fremito mentre le toglievo l’intimo
e guardavo tra le sue gambe, mentre lei arrossiva e cercava di coprirsi.
Immaginavo la carezza dell’interno delle sue cosce sulle mie orecchie, delle
mie mani sui suoi fianchi e della mia lingua dentro di lei. L’odore delle sedie
di velluto si trasformava in quello dei suoi umori, il sapore della penna che
mordevo nervosamente si trasformava in quello della goccia di sudore che
leccavo dal suo collo, il foglio che avevo in mano si trasformava nella sua
pelle, che avevo sempre visto ma mai toccato come facevo nelle mie fantasie. Mi
accorsi di star sudando, quindi abbandonai la conferenza prima del tempo e ne
approfittai per fare una lunga passeggiata prima di tornare a casa, dove Claire
mi accolse con un sorriso e un abbraccio, e mi chiese cosa volevo per cena.
Claire, se potessi averti salterei
tutte le cene del mondo. Non sono mai stato intraprendente, dimmi che lo vuoi
anche tu. Fammelo capire, in qualunque modo.
Le dissi la
verità, ovvero che avevo lo stomaco chiuso e mi andava bene qualunque cosa,
purché fosse una porzione piccola. Cenammo in silenzio e ci raccontammo cosa
avevamo fatto, ma io ero distratto. Troppo distratto dalla sua canottiera senza
reggiseno che lasciava poco all’immaginazione e dai suoi shorts troppo audaci.
Avrei potuto dirle di cambiarsi e che sembrava che volesse sedurmi, ma non ci
riuscii. In parte perché volevo vederla così, in parte perché sebbene avessi la
confidenza necessaria per dirle una cosa del genere, lo spirito era diverso, e
temevo che potesse notare qualcosa nella voce, nello sguardo o nei pantaloni.
La ascoltai distrattamente cercando un altro posto dove far cadere lo sguardo,
ma ogni superficie mi faceva immaginare un nuovo amplesso, ogni oggetto una
nuova fantasia, ogni sporgenza e ogni curva sembravano parti del suo corpo.
Che c’è? Mi
chiese lei, mi sembri stanco.
Claire, c’è che muoio dalla voglia di
scoparti. Muoio dalla voglia di fare l’amore con te. Ti voglio.
Dissi che il
viaggio in treno mi aveva stancato più del previsto, il caldo, i posti scomodi,
le persone fastidiose. Andammo a dormire. Dopo dieci minuti lei si alzò e si
spogliò, tenendo solo un perizoma nero. Si lamentò del caldo e spense di nuovo la
luce. D’istinto mi voltai dall’altro lato. Sapevo che se l’avessi guardata
anche un secondo di più non sarei riuscito a tenermi a freno. Quando gli occhi
si abituarono all’oscurità iniziai a guardare il profilo della sua schiena. Le
poggiai lentamente una mano sulla spalla e mi avvicinai per odorare di nuovo i
suoi capelli, le posai un bacio leggero sulla guancia e mi voltai, deciso più
che mai a dormire. Sognai di bambine con la testa rotta e folle che portano via
da me una bella sconosciuta.
Il sonno
arrivò ore e ore dopo, quando sull’orlo della disperazione affondai la testa
nel cuscino e contrassi il volto in un’espressione di rabbia e disperazione,
fino a piangere.
6 commenti:
Non ho parole per dirti quanto mi sia piaciuto il tuo racconto.
Cioè, l'ho visto eh, il solito Bob maniaco c'era, però era tutto intriso da taaaanta delicatezza che non sono abituata a leggere nelle tua parole su questi argomenti XD
Mi è piaciuto moltissimo, è davvero introspettivo e, paradossalmente, tenero.
Bravissimissimo =*
Il tuo commento mi ha commosso. Grazie davvero :)
(= meriti questi ed altri complimenti ^^
Mi piacciono molto i pensieri in corsivo, che cambiano il registro stilistico del racconto. Mi è piaciuta tantissimo la parte in cui ogni oggetto diventa una parte del corpo di lei e che lui fantastica distorcendo la realtà. Il ritmo è perfetto
non riesci a non continuare a leggere, non annoia per niente è anche originale l'idea
Mi piace la tua cura del dettaglio, del dettaglio in generale. Cioè quando descrivi
fai venire in mente proprio tutto: forma, colore, dimensione, seppure magari utilizzi soltanto un paio di aggettivi.
Sei bravissimo ad usare la prima persona, è una cosa pochi sanno fare davvero bene secondo me. Il racconto poi si legge da solo, è scorrevole ma si riesce a capire dove la lettura deve soffermarsi. Espressioni poi come "farmela sul primo ripiano stabile" e "notare qualcosa [...] nei pantaloni" sono geniali xD.
Tratta poi di un tema per la quale credo noi maschietti siamo passati tutti, volersi fare la propria migliore amica/ amica d'infanzia, e lo fa in una maniera abbastanza verosimile, ma anche osessiva, fino al raggiungimento dell'esasperazione. Bello.
Sono donna, e seppur dal lato opposto so cosa significhi desiderare quel "migliore amico", quella persona che non avresti mai sognato di vedere con gli occhi dell'attrazione.
E tu hai disegnato divinamente il profilo del desiderio di quest'uomo.
La scarsità d'attenzione nei confronti di qualsiasi cosa gli passi davanti mi ha fatto sorridere, perché è davvero così... perchè non riesci a distogliere il pensiero nemmeno se cerchi con tutte le tue forze di impedirti di viaggiare con la fantasia.
Bello.
Un'aggettivo semplice, come quelli che utilizzi tu, e che dice molto, proprio come i tuoi.
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