Citazioni


giovedì 28 febbraio 2013

Mi chiedo.



Il pomello della porta gira ancora una volta, aprendo lentamente la soglia della casa.
Nello spiraglio della porta vedo la sua figura apparire.
Non una parola.
Mi prende la mano, invitandomi implicitamente a seguirla.
Varcando l'uscio, rimango inevitabilmente spiazzato nel rivedere quelle stanze… così familiari ai miei occhi.
Già... i ricordi iniziano ad assalirmi, ogni centimetro di quella casa ha delle storie da raccontare...
Osservo l'angolo in cui stavo fermo, aspettando che mi presentasse ai suoi. La mente viaggia fino a quel momento... e ne ricordo il terrore! Ero ansioso, più di quanto sia mai stato prima di qualsiasi esame sostenuto, di qualsiasi prova affrontata, di qualsiasi persona incontrata, persino di qualsiasi certo fallimento. Già... qualsiasi cosa perdeva importanza all'idea di fare buona impressione sui suoi genitori... all'idea di avvicinarmi di un passo di più al sogno.
Sorrido. Un sorriso amaro.
Già... i ricordi sono l'unica cosa che realmente mi assale. Le emozioni... svanite. Non ci sono. Nulla. Nichts.
È come se fossero spariti i colori... e né il divano dove ci siamo baciati di nascosto la prima volta, né il tavolo su cui abbiamo fatto l'amore la prima volta che finalmente avevamo casa libera... nulla, nessun ricordo “positivo” riesce a restituirli.
Nemmeno lei.
Entriamo nella sua stanza, chiudendoci la porta alle spalle. Ci guardiamo.
La saluto. Sa.
Mi saluta. So.
Ci baciamo.
La passione… l'istinto... quello rimane, noncurante dei pensieri che iniziano ad annebbiarsi, mentre pian piano la spingo sul letto.
Ci spogliamo. Movimenti meccanici, quasi innaturali, senza staccare quel bacio se non per il minimo necessario per permettere alle magliette di volare via.
L'eccitazione sale sempre di più e anche l'ultimo pezzo di biancheria scivola lentamente dai nostri corpi.
Niente preliminari. Nessuno dei due ne sente la necessità.
Affondiamo nel più puro degli istinti animali, mentre il mio sesso affonda nel suo.
Le mani corrono, sfiorano la pelle.
Siamo soli.
Provo a distogliere un momento i capelli rossicci dai suoi occhi, fermandomi ad osservarli.
Niente.
La bacio nuovamente, assaporando il profondo volteggiare delle nostre lingue.
La desidero. Mi desidera.
Non ci amiamo più.
La stringo più forte, continuando con forza ad affondare in lei. Cingo ormai completamente il suo esile corpo, ne sento il calore.
Sono eccitato. Aumento il passo.
I gemiti che emette non fanno altro che rendere più armonico il gioco degli ormoni.
Non penso più. Mi lascio sempre più andare al piacere... ai sensi...
Il profumo della sua pelle... penetra nelle mie narici. Ricordi inutilmente cercano di affiorare nel vuoto della mia mente, mentre mi faccio inebriare da quella fragranza.
Godo nel vederla contorcersi, nel vedere il suo seno ondeggiare a ritmo.
Il momento sta per arrivare. Il respiro si fa sempre più pesante, l'euforia sale fino alle stelle.
L'orgasmo...
e tutto finisce.
Ci accasciamo entrambi sul fianco, prendendo fiato. Bello. Anche stavolta è stato bello. Ma di tutti i sensi… il più importante, proprio quello, quello che era una volta il più presente, quello... quello mancava.
Mi stropiccio la fronte, alzandomi. Non ci guardiamo.
Veloce, inizio a rivestirmi... sentendomi mancare.
Non nego che anche l'abbandono al semplice piacere, al nudo e crudo godere del corpo possa essere una bella sensazione.
Ma il vuoto dentro... il vuoto rimane.
Mi chiedo da quanto tempo io non faccia l'amore.



Sento il cuore battere all’impazzata, mentre cerco di scappare. Di mettermi al sicuro.
Piove a dirotto e questo non fa altro che rendermi più difficile scappare. Impreco, mentre la vista mi si annebbia, ma non ho tempo per pensarci. Sento i suoi passi, sempre più vicini, enfatizzati dal suono delle pozzanghere calpestate… devo muovermi.
Ma dove andare? Destra, sinistra, dove?!
I vicoli… sì, provo a infilarmi nei vicoli… magari ho fortuna! Magari nessuno dei due conosce bene la zona!
La realtà mi colpisce duro con un muro di granito. Alto. Solido. Invalicabile.
Provo inutilmente ad arrampicarmi, mentre sento le lacrime sgorgare. E ormai non so più se sono loro o la pioggia a rendermi la vista così poco chiara…
Non ho scampo.
Mi giro, sentendo i suoi occhi su di me. Mi balena in testa il pensiero che lui sapesse, sapesse che sarei finita in trappola!
Lotto con i singhiozzi, mentre la sua nera figura inizia a fare capolino dal buio, lenta, diretta verso di me...
Uno schiaffo. Lotto con la frustrazione, a sentire la mascella pulsare. So che è inutile chiedergli pietà, ma provo lo stesso.
Un altro schiaffo è la risposta che mi viene data.
Mi accascio al muro...non ho più la forza nemmeno di urlare.
Lama alla gola. E col terrore che inizia a impadronirsi di me, lo sento sussurrare. Ti piacerà, mi dice, ridendo. Di tutta risposta scoppio in lacrime.
Mi prende per i capelli, facendomi aderire completamente al muro.
Sento la sua mano strisciare verso il mio inguine. Scoppia a ridere, e quella risata mi fa accapponare la pelle come unghie sulla lavagna. Sei già bagnata, mi dice...
No. Mente. Deve essere così. Non posso certo…si sarà confuso con la pioggia! Non è possibile. NON POSSO ESSERE ECCITATA ORA.
Vorrei urlarglielo, ma la mano inizia a tirare con forza i collant, strappandoli proprio sulla zona interessata.
No, no, no, prego perché qualcuno, CHIUNQUE mi aiuti.
L'aiuto non arriva. In compenso, il suo pene dentro di me sì.
Sento la sua mano pressare la mia bocca... e il respiro sempre più difficoltoso…
Mi lecca il collo, gemendo come solo un pazzo può fare, pressandomi insistentemente contro il muro…
E ancora non mi spiego PERCHE' mi senta eccitata.
Lo sento sempre più forte, e per quanto possa resistere… inizio a sentire piacere.
Trattengo i gemiti, almeno la dignità voglio preservarla.
L'unica cosa che mi rimane, mentre mi faccio sbattere come una puttana.
Ormai non sento più la sua lama sul collo, ma non ho più la forza di oppormi.
Sono…dominata. Oltre 40 anni di femminismo e ancora non riesco a liberarmi dall'idea di sentirmi un oggetto!
Prego perché finisca, lottando con lo stimolo di piangere a dirotto e il godere che mi sta annebbiando il cervello.
Lo sento venire. Uno sconosciuto, un pervertito, un pazzo mi monta come l'ultima delle troie...e mi viene anche dentro.
Ride, allontanandosi, sparendo nell’oscurità.
La pioggia si fa più fitta, come la mia vergogna e l'idea che non mi sentirò mai libera da questa sensazione.
La sensazione di essere sporca, impura.
Non nego che il sentirmi dominata, la particolarità della situazione… abbia avuto un ché di eccitante.
Ma per questo... non riesco a non odiarmi.
Mi chiedo come possa anche solo pensare di poter nuovamente fare l'amore



Apro la portiera, scendendo dalla macchina.
Continuo a chiedermi perché lo stia facendo, perché in questo momento mi ritrovi qui, in questa zona malfamata, lontano dal mio “luminoso” posto di lavoro, pronto per vuotare il mio portafogli in... non voglio nemmeno pensarci.
Chiedo, chiedo, ma subito mi rispondo.
La risposta è quella, è sempre stata quella, da quando, all'età di 31 anni, mi è balenata in testa l'idea... quell'idea dal quale la mia coscienza, corroborata da tutti quei dannati valori che finora mi tenevano sulla retta via, era sempre riuscita a fuggire fino ad ora... prima di essere messa in scacco.
Disperazione.
Mi avvicino al marciapiede.
Quante saranno... sei? Sette? Guardo, ma non vedo veramente.
Mi avvicino a quella che immagino gestisca il “giro”.
Inizia a proferire parole in “malo” italiano. Tariffe, qualità, i soliti stereotipi. Il solito 50 bbocca, 100 ammore, immagino, o magari no.
Non mi interessa.
Mi indica una delle “pupille”, che sorride. Un sorriso a 32 denti. Finto. Il solito loro.
Non faccio caso se sia nera, cinese o di chissà quale altra minoranza etnica di chissà quale posto sperduto.
L'importante è il buco.
Non mi disturbo a portarla in uno di quei motel pidocchiosi tipici della zona, che se la polizia anche solo lontanamente si disturbasse a controllare sarebbe obbligata a chiuderne i battenti per evidenti infrazioni alle norme sanitarie.
No, la faccio salire in macchina.
Mi allontano quel tanto che basta per poter stare in disparte.
Senza dire niente, abbasso i seggiolini.
La guardo avvicinarsi, fare la “sensuale”, cercare di dimostrare di valere l'investimento fatto.
Puttana.
Mi stupisco quasi nell’accorgermi che, nonostante lo squallore della situazione, sia eretto.
Lo tira fuori, iniziando a massaggiarlo.
Fa la finta tonta, uno dei soliti servizi extra... neanche sto a sentire le lodi che tesse sulle dimensioni o sulle altre qualità del mio cazzo; semplicemente, le spingo con forza la testa verso l'inguine, così da farle capire cosa voglio.
Capisce. Inizia a leccare.
Inumidisce con foga la cappella, per poi finalmente iniziare a succhiare.
I rumori che fa sono accentuati, terribilmente volgari... sembra di vedere un film porno dal vivo...
Ma devo dargliene atto. Funziona.
Preso dallo spirito animale, la afferro per i capelli, stendendola con violenza.
Mentre sfilo con forza quegli stracci che a stento la coprivano, la sento sussurrarmi all'orecchio.
Se voglio farlo violento, c'è un sovrapprezzo.
Mi scappa da ridere, mentre, senza darle alcun indizio, penetro la sua vagina con un'unica, violenta “botta”. Bel modo di perdere la verginità.
Inizio a spingere con forza, sentendola mugolare.
Solite ostentazioni. Soliti falsi gemiti. Soliti servizi non richiesti.
Le metto una mano al collo, intimandole furioso di fare silenzio. Obbedisce, mentre con sempre meno riguardo continuo a “sbatterla”.
La tiro nuovamente per i capelli, sentendoli spezzare, mentre la giro e la posiziono a quattro zampe. Continuo.
Sento l'odio che vive nel mio cuore iniziare finalmente a sfogarsi, mentre eccitato le sculaccio le natiche, urlandole di muoversi, di provarci almeno a valere quei 60 euro che mi stava costando!
Le sensazioni sono affievolite dall'amarezza che covo.
Mi trattengo quel poco che basta per poter giustificare la spesa, prima di venire...e tanti saluti.
Le intimo di scendere, porgendole i soldi. Le ho dato una mancia...la merita...è stata suo malgrado la mia valvola di sfogo.
La sento allontanarsi. Non allungo lo sguardo.
E' andata...e tutto ciò che mi ha lasciato non è altro che l'ennesima conferma di essere solo un perdente.
Non nego che sia stato quasi piacevole trattare un altro essere umano come un pezzo di carne atto solo a sfogare le mie frustrazioni.
Ma la solita tristezza di fondo fa capolino nella mia mente.
Mi chiedo come sia fare l'amore.



Non mi risulta difficile immaginare cosa le donne arrivate alla mia età vogliano dalla vita. Già, immagino che sognino di incontrare l’uomo giusto, di essere amate, di essere rispettate, magari di avere solo lui; magari sognano il matrimonio, di “figliare”, di invecchiare, sempre solo con lui. Non lo ammetteranno mai, ma sognano anche quelle notti di fuoco passionali, quel senso di partecipazione, il guardare il loro gentile e rispettoso partner soccombere agli istinti animali mentre le sbatte come delle puttane…ma con amore.
No, non mi risulta difficile immaginare cose simili.
Mi risulta difficile capirle.
Io ora come ora non potrei desiderare altro che quello che mi aspetta dentro questo capannone.
Mi guardo attorno, e ogni dettaglio aumenta l’eccitazione, rendendo sempre più difficile l’attesa.
La videocamera, la vaselina… i vestiti che indosso, che lasciano ben poco all’immaginazione…non posso non sentirmi impaziente!
La porta!  Si sta aprendo… eccoli, eccoli! L’attesa è finita finalmente.
Mi scappa un sorriso e immagino che faccia perversa possa mostrare in questo momento, a vedere questi uomini pronti a farmi godere.
Non resisto… sento l’eccitazione salire al massimo mentre dalla mia vagina inizio a perdere liquidi osceni.
Si pongono di fronte a me, nudi e col cazzo eretto. Pochi secondi e l’intero capannone inizia a essere pervaso da quel profumo mascolino che non fa altro che riempirmi di gioia. Basta, non attendo oltre!
Li voglio.
Non hanno neanche il tempo di agire, che già prendo uno di loro con la mia bocca.
Lo sento pulsare, ergersi ulteriormente nella mia bocca… e inizio a perdere la lucidità. Sarà l’odore, sarà la sensazione, sarà l’eccitazione, ma i pensieri svaniscono.
Uno di loro, meno paziente degli altri, mi penetra a tradimento. Sollevo gli occhi al cielo, persa nel piacere...
Di più, voglio di più!
Presto i buchi del mio corpo sono tutti occupati, quando per caso l’occhio cade sulla videocamera che sta riprendendo. L’idea che qualcuno, un giorno, possa masturbarsi mentre vengo penetrata in qualsiasi orifizio che il buon Dio mi ha affidato… non fa altro che eccitarmi di più!
Inizio a perdere veramente la testa, mentre i primi temerari mi vengono dentro.
Sentirmi inondare da quel getto caldo… fino in fondo. E l’odore…sì, l’odore! A che serve pensare, a che serve tutto quanto, quando un odore del genere ti pervade il cervello?
E prima che me ne renda conto, con la concezione del tempo affogata nel piacere…tutto finisce.
Alla fine rimango distesa sul pavimento del capannone. Si allontanano, senza riguardi.
Immagino i commenti che avranno fatto mentre ero troppo occupata a godere per ascoltarli…e la cosa mi fa sorridere ulteriormente.
E ancora di più mi risulta difficile capirle, anche se ne rimango incuriosita. Già, perché…
Non nego che mi basti anche il puro perdersi nel piacere, incurante dei pensieri altrui e di quanti siano quelli che te lo causano…
Ma a volte è più forte di me…
Mi chiedo cosa ci sia di così “speciale” nel fare l’amore



E così ci ritroviamo li.
Due persone. Due animali. Due esseri nervosi, ma eccitati, col cuore che batte come un tamburo e che addirittura nel silenzio della stanza riesce a rimbombare… ma forse è solo l’immaginazione che fa i soliti strani scherzi.
Due amanti.
Sorrido, sinceramente, nel guardare la stupenda creatura che sta ora poggiata sul mio letto. La solita cameretta di un adulto ancora sotto il tetto dei genitori, ma che altro serve in fondo? C’è il letto, c’è la privacy, c’è il filo di luce che si materializza, facendo capolino attraverso le sottili fessure delle persiane socchiuse a creare quell’atmosfera. E soprattutto ci siamo noi.
Non mi guarda, immagino sia nell’imbarazzo più totale.
Mi avvicino a piccoli passi, sedendomi al suo fianco…
Ne sfioro la pelle col dorso della mano e finalmente gli occhi appaiono da sotto i ciuffi castani che provavano invano a celarmeli. Occhi azzurri, color del mare. Mi hanno sempre affascinato inverosimilmente. Guardi la sua figura, che non sembra tradire in nessun modo una personalità così timida.. e poi osservi gli occhi e tutto ti è chiaro.
Immagino sia “colpa” loro se fin dall’inizio ho capito che la mia ricerca poteva essere finita.
Questo giorno è speciale. Abbiamo sempre aspettato, memori delle nostre precedenti storie che non avevano fatto altro che falciare ancora di più le nostre sicurezze sul mondo esterno, su quel che ci aspettava. Volevamo avere la sicurezza. Avevamo paura, anche se sentivamo che non ce n’era motivo.
Ora non dobbiamo più aspettare.
Sfioro la sua pelle con le labbra…prima le spalle…poi il collo…assaporo il tepore che emette, rimanendone pervaso…e improvvisamente subisco la sua prima mossa.
Mi bacia, un bacio ancora imbarazzato, ma che trasmette quelle sensazioni…quel brivido che corre lungo la schiena e che va a far contrasto con quel calore che senti a livello del cuore…
Sensazioni così stereotipate, tante volte raccontateci…ma che solo quando inizi veramente a provarle, puoi capire.
Ci perdiamo in noi e senza nemmeno accorgercene i vestiti volano via, uno a uno, inutili barriere ormai.
Sappiamo quel che vogliamo e sappiamo che lo vogliamo ora.
Il contatto tra le nostre parti erogene, nonostante l’”animalezza” dell’atto…trasmette quella sensazione di dolcezza…delicatezza...Yin e Yang, ma solo tra noi.
Tutto il resto impallidisce, mentre il nostro corpo diventa preda dei sentimenti. Il piacere diventa sempre più profondo e sento i dubbi svanire, lasciando posto a un’unica certezza, certezza che sento sussurrare piano, dolce suono proferito dalle sue labbra al mio orecchio, mentre si contorce in preda al piacere.
Si…ti amo anche io.
Sento come se non solo il nostro corpo, ma le anime stesse si unissero…e il gioco alchemico che ne viene fuori è bello, sublime.
La più bella sensazione mai creata…che culmina sempre nello stesso punto, sempre nello stesso atto, ma che ogni volta è impreziosito di quelle piccole particolarità che lo rendono unico e inimitabile.
L’orgasmo.
Ci accasciamo nel letto, ancora uniti in un tenero abbraccio.
Mi ama, mi ripete. Per me è lo stesso.
E la mia mente non può fare a meno di tornare al passato.
La vita che ho avuto è stata intensa fino a questo momento e non baratterei le esperienze che ho avuto per nulla al mondo. Hanno portato solo bene… e anche se tante volte ho sofferto, il tesoro che ora tengo stretto tra le braccia dà un senso a tutto.
Ma sono alfine al punto di arrivo e da qui non ho intenzione di muovermi.
Non nego la bellezza insita nell’abbandonarsi al semplice piacere nudo e crudo, o alle particolarità delle situazioni.
Né posso negare il piacere nell’usare il sesso come sfogo delle frustrazioni, o nel godere incurante dei pensieri altrui.
Ma di fronte a questo…tutto decade.
Mi chiedo cosa ci sia di meglio che fare l’amore.

2 commenti:

Arhal ha detto...

Losco è bellissimo! Hai avuto un'ottima idea!!!
Veramente, è bellissimo, altrimenti non te lo direi!

Solo una cosa, meno puntini ;)

Grande! =D

vorgh ha detto...

Concordo sui puntini e poi anche su altre cose che già ti ho detto in privato, Mr. ALFINE! XD

Alcune storie le ho trovate molto interessanti anche se per quanto riguarda il mio gusto personale ci sono dei frangenti in cui il racconto diventa proprio porno e questa cosa mi fa molto iraccontidimilu.it. Ho apprezzato molto la storia della violenza e la riflessione sulla donna-oggetto. Continua così!