Citazioni


venerdì 19 aprile 2013

Face of Melinda


E cosa sono adesso?
Un uomo vuoto.
Un uomo solo.
Mi allontano da lei, dal profumo dei suoi capelli neri, dalla profondità del suo sguardo, lascio indietro la sua voce, il suo cuore, il suo corpo, ma sento scivolare via me stesso.
Posso vedere la figura di Melinda che mi guarda scappare via, lo sguardo spento, il volto triste e scavato dai solchi del dolore che le provoca rinunciare a questo amore, che lei cerca di nascondere con un sorriso amaro e falso…e posso vedere me stesso, dall’alto, che corro senza neanche la forza di piangere. Non ci sono espressioni sul mio volto, non ci sono sentimenti nel mio cuore, non ci sono emozioni in quest’involucro vuoto che ormai è solo carne.
Le immagini del nostro amore sepolto si sovrappongono alle immagini di ciò che sarà la mia vita senza di lei, di ciò che sarà la mia vita senza me stesso.
Il suo sorriso, amaro e falso…
Può ingannare se stessa, ma non può ingannare me, che ho smascherato il dolore nell’allegria fatiscente.
Donna amata, idealizzata e divinizzata, ma non è altro che una puttana di Dio su questa terra.
Adesso piango, adesso odio.
Ma non piango per lei né a lei il mio odio è destinato.
Piango per me, e il vuoto che mi ha lasciato dentro.


Non avrei voluto vederlo.
Perdermi nei suoi occhi alimenta la mia confusione, il mio personale scontro tra la mia testa e il mio cuore…
Una valanga di ricordi mi assale, non posso tralasciare il passato, non posso non pensare, nonostante non ci sia altra cosa che vorrei al mondo…vorrei spegnere il cervello, vorrei non avere un cuore, dei sentimenti, degli scrupoli…vorrei non avere ricordi.
Vorrei non avere ricordi mentre gli dico che ormai è tutto perso, che non posso continuare ad amarlo, non posso.
Mi è stata offerta una seconda scelta, un’alternativa.
Ho visto il mio futuro senza di lui, e so che starò bene.
Ho toccato la morte con il pensiero, ho guardato in faccia l’infelicità, poi all’improvviso il buio che avevo davanti si è diradato e ho capito.
Si arrabbierà, mi odierà, non capirà, soffrirà. Ma poi staremo bene, entrambi. Lo so, lo so che è così.
Immagino il vuoto comparire nel suo cuore, immagino quei sentimenti che ha a lungo desiderato, cercato e poi finalmente trovato, abbandonarlo completamente, forse per sempre.
Lo guardo negli occhi e sto male, e lo so, che non serve a niente mascherare la tristezza dietro un sorriso amaro e farlo, perché lui sa quanto sia fatiscente la mia allegria.
-Ho giurato i miei voti ad un altro- gli ho detto.
-Sono felice- gli ho detto.
Non potevo fare altrimenti, la mia vita inizia a trasformarsi un’enorme menzogna, e ho deciso di iniziare da lui. Una bugia per il suo odio. In fondo me lo sono meritato, sono stata tanto importante per lui, lo so, e ora merito il suo odio, perché l’odio è forza. Solo così avrei potuto liberarmi di lui, solo così avrà la forza di andare avanti.

La rivoglio.
Finché avrò fiato continuerò a cercare il modo di riaverla al mio fianco. Non posso, non posso permettere che vada via così. Solo io, perché solo l’amore, posso renderla felice, e ci riuscirò , fosse anche strapparle un ultimo sincero sorriso in punto di morte.
Non vado via amore, non resto a guardare le tue bugie, non resto a guardare il sorriso e le parole banali dietro le quali nascondi infiniti “ti amo” e lacrime acide.

Ti odio.
Ti odio perché tutto finisce qui.
Hai preferito lasciarmi andare piuttosto che lasciare andare quella parte di te che mi feriva.

Ti odio.
Ti odio perché tutto finisce qui.
Hai preferito lasciarmi andare piuttosto che imparare a capire e a trovare un compromesso con quella parte di me che ti feriva.

Addio.

Addio.

Una volta ho sentito dire che chi colora gli spazi all’interno delle lettere in momenti di distrazione è perché ha dentro un vuoto e il profondo desiderio di colmarlo.
Forse è davvero così, dopo tutti questi anni.
Sono solo una ragazzina, mi dicevo, passerà.
E invece sono ancora qui, a scarabocchiare gli spazi vuoti all’interno delle lettere, come facevo quando ancora provavo a farmi forza, a lasciar andare quel dolore, quell’uomo.
Facevo affidamento sull’odio che si era insinuato tra noi, senza rendermi conto che era solo un amore che non aveva il coraggio di respirare di nuovo.
L’odio all’inizio, il tempo col tempo.
Dopo il primo anno da quel giorno in cui vidi per l’ultima volta le sue spalle arrabbiate andare via iniziai a pregare che mi avesse dimenticata, solo così avrei potuto fare lo stesso.
Che stupida a credere di essere in grado di farlo.
Ora mi chiedo ancora come dorma la notte, e mi chiedo se ci sia qualcuno al suo fianco ad abbracciarlo quando i suoi sogni lo tormentano, appena sveglio per scacciare i mostri della notte, e prima di addormentarsi per scacciare quelli del giorno.

Guardo i suoi occhi.
Quanta dolcezza, quanto amore.
Adoro quei riflessi color miele che scorgo nella sua passione, e nella sua eccitazione.
Adoro il modo in cui mi guarda, la sua malizia, quella scintilla che ancora si accende quando la tocco, meccanicamente.
Quante volte avrei voluto guardarla davvero per quello che è senza vedere nel fondo delle sue pupille nere il riflesso di quelle di Melinda.
Giurai a me stesso che avrei fatto di tutto per riaverla e renderla felice come merita di essere. Giurai a me stesso che sarei stato in grado di farla sorridere ancora, come troppo tempo addietro avevo fatto.
Ho fallito.
Ho avuto un’altra donna, e ho fatto sorridere un altro volto.
E ho fallito.
Mi sento sporco, come chi ha peccato e rivolge sguardi pentiti verso il cielo chiedendo il perdono a Dio.
Tutti questi anni cercando di colmare il vuoto che avevo dentro senza mai riuscirci, senza mai smettere di pensare a Melinda neanche per un momento.
Per tanto tempo ho pensato a un modo per riaverla, ma le parole che mi disse durante quell’ultimo incontro mi tormentavano e insinuavano il dubbio nella mia testa. Forse aveva ragione, forse dovevo semplicemente lasciare che fosse felice senza di me. Forse davvero il suo futuro sarebbe stato migliore senza i miei incubi, le mie paure, i miei disturbi…senza di me.
Poi conobbi lei, Julia, quella che le somiglia così tanto, e iniziai a vivere la mia vita sperando che almeno Melinda sarebbe stata felice.
Ma ora mi chiedo ancora se sia riuscita a realizzare i suoi sogni, se abbia qualcuno al suo fianco che sia all’altezza della sua passione. Morirei se sapessi che quel suo sguardo è ormai spento e la sua vita piatta.
Chi sa, se mi sogna ancora.

Mi mancano le parole.
Mi manca il respiro.
Mi manchi tu.
Ti ho cercato a lungo, e quando ti ho trovato sono stata immensamente felice di scoprire che almeno tu sei riuscito ad andare avanti e ad avere la vita che volevi. Ho sempre creduto in te, sapevo che ce l’avresti fatta.
Avrei tanto voluto essere al tuo fianco, per condividere con te le gioie e i dolori che ti hanno portato ad essere dove sei.
Tu ce l’hai fatta, io no.
Sei stato per me l’inizio di una lunga serie di fallimenti. Ho distrutto la mia vita nel momento in cui ti ho lasciato andare. E ora sono sola. Completamente sola.
E soprattutto sono stanca. Sono stanca di combattere per sogni che non potrò condividere con nessuno. Non ho più niente da offrire a questo mondo da troppo tempo ormai.
Sembra assurdo, si, ma la mia vita finisce qui. E l’ultima cosa che volevo fare era farti sapere che non ho mai smesso di amarti, neanche per un momento. Non sai quante volte avrei voluto chiamarti, parlarti, cercare conforto mentre tutto intorno a me scoloriva e moriva. Chissà  se mi hai pensata, chissà se ti sei mai chiesto come me la stessi passando, chissà se hai per me domande alle quali non riceverai mai una risposta. Chissà, per quanto tempo mi hai odiata.
Scusa, scusa se te lo dico solo ora, che è troppo tardi, e scusa anche per il solo fatto di averti cercato, ma morire senza farti sapere tutto questo non avrebbe senso per me.
Addio, amore mio.
Tua per sempre, Melinda.

Leggo.
Leggo una seconda volta, e poi una terza, e anche una quarta.
Credo di non aver mai pianto tanto in vita mia, credo di non aver mai odiato tanto il mondo e la vita stessa in tutta la mia vita.
Non so quante ore sono rimasto a fissare quelle parole che a ogni rilettura perdevano sempre di più il loro senso.
Poi, lentamente, si è fatta strada una sensazione, nel grigiore in cui ero sprofondato per ore, o forse solo per qualche minuto…
Sono libero.
Respiro, sono libero, e ce l’ho fatta.
Io ce l’ho fatta, a sopravvivere a questo amore, e lei no.
Malato, mutilato, ma vivo.
Addio amore mio, per sempre.

Questa sarà l’ultima cosa che vedrò nella mia vita:
un muro di cemento e mattoni, illuminato dai fari della mia stessa macchina, sempre di più, man mano che mi ci avvicino ad alta velocità, e i miei occhi nello specchietto retrovisore, brillanti e pieni di vita per la prima volta dopo tanto tempo.
È buffo, no?
Sorrido.
Sono così coraggiosa quando si tratta di lasciare andare le cose, le persone…prima lui, tanti anni fa, poi la mia vita, adesso.




3 commenti:

Bob ha detto...

Mi piace. In particolare il fatto che non sia raccontata "la storia" ma solo le emozioni e i pensieri, ovviamente nel tuo stile che non si può non adorare.

Arhal ha detto...

Siamo tutti distrutti dalle emozioni, che bello! <3
Comunque, ovviamente, le storie d'amore a fine tragica e un po' malsane sono le mie predilette, quindi l'argomento mi piacissimo =3
Per il resto, il racconto scorre bene sotto gli occhi, molto liscio, tranquillo, personalmente avrei reso la cosa più drammatica con espressioni più crude o cupe, ma è solo questione di stile suppongo (=

Brava =***

vorgh ha detto...

Come sempre scateni qualcosa dentro, negli antri più oscuri dei nostri cuori. Mi piace come sei riuscita a raccontare, a fare narrativa senza stravolgere il tuo stile, poco o per nulla narrativo in genere. Come sempre gli stati d'animo hanno la precedenza nei tuoi scritti, le sensazioni, le parole giuste che rimandano direttamente ad alcuni sentimenti ben determinati, che sono quelli che decidi tu che il lettore deve provare; non lasci libertà alla soggettività del lettore ed è un bene: sei potente.
Bello, pulito e scorrevole. Brava.