Un regalo di addio a chi
addio non ho potuto dire.
Sabato 28 aprile 2012.
Ore 8.30Io ero nell’ascensore della mia scuola, pazzescamente in ritardo e in ansia per il compito di latino che mi aspettava.
Avevo il respiro corto per la corsa che avevo fatto e la sensazione di portare il peso del mondo sulle spalle, stressata e stanca, pensando quanto in certi momenti odiassi la mia vita.
Quello era uno di quei momenti.
Io mi lamentavo, mentre tu, sull’asfalto, morivi.
Io non aspettavo altro che vedere quella giornata finire, mentre tu non avresti mai potuto vederla iniziare. Quella, come tutte le altre a seguire.
Io mi affannavo lottando contro il mio dizionario e quella versione senza senso che avevo davanti, mentre tu lottavi contro la morte.
Abbiamo perso entrambi. Ma la tua posta in gioco era molto più alta della mia.
Io chiudevo un attimo gli occhi per riposare la vista, mentre tu li chiudevi per sempre.
Quegli occhioni azzurri non si riapriranno mai più.
E solo ora mi rendo conto di quanto possa essere assurda la vita.
Il mondo continuerà a girare, il sole e la luna sorgeranno e tramonteranno ancora, la gente passeggerà ancora in riva al mare, il progresso non si fermerà, e le stagioni si succederanno incessanti. Ma tu, tu non saprai mai cosa si prova a vivere tutta la vita accanto ad una persona, ad amarla, a vederla crescere, e non farai mai quelle cose che forse avresti voluto fare ma che non hai avuto il tempo di fare.
Ricordo quando ci siamo conosciuti, circa 5 anni fa.
Il giorno dopo mi trascinarono da te per farci incontrare di nuovo, e io non ricordavo più neanche il tuo nome.
Non avrei mai potuto immaginare, quel giorno, che oggi sarei stata qui a scriverti parole che non leggerai, o ascolterai mai, piangendo ancora, ad un anno dalla tua scomparsa.
Era tanto tempo che non ci vedevamo o sentivamo, e probabilmente ora non so niente della persona che eri diventato, ma ricordo la persona che ho conosciuto. Ricordo la persona che era accanto a me a scrivere una data su un muretto, ricordo la persona che era accanto a me sotto la pioggia, sorridendo nonostante i miei primi sbagli, ricordo la persona che ha pianto per me e con me.
Ricordo una persona che non meritava di andarsene così.
No, certo, nessuno merita di andarsene come te.
Ma solo ora mi rendo conto di quanto questa cosa sia reale.
Non mi ero mai scontrata con la morte così violentemente, prima che il tuo filo fosse spezzato.
Le cose quando sembrano lontane le si prende sempre con leggerezza.
Sarò sincera, la tua scomparsa non ha cambiato niente nella mia vita, dato che non ne eri più parte, tutto ha continuato ad andare come prima, ho continuato a lamentarmi dei miei problemi e a sorridere per ciò che mi ha fatto stare bene, e continuerò a farlo.
Però ogni volta che penserò a te, sarò triste, e mi ricorderai sempre di dare più importanza a quelle piccole cose che possono in apparenza sembrare banali, ma che tu non vivrai, non proverai, non vedrai né assaporerai mai. E questo le rende tutt’altro che banali.
Le rende un dono.
Il dono che a te è stato strappato, e che io non sprecherò.
3 commenti:
"Un uomo sale sulla metropolitana e muore. Pensi che se ne accorgerà qualcuno?"
A volte bisogna, purtroppo, scontrarsi dolorosamente come la morte di qualcuno che conosciamo per renderci conto della preziosità di ogni singolo granello di sabbia su questo mondo.
Hai avuto un bel gesto nei suoi confronti, immagino che sorriderà, se può vedere tutto, come si dice (=
È vero, la morte ci tocca in modo nuovo, ogni volta che la incontriamo. E poi c'è quel momento in cui ci accorgiamo che il mondo continua a girare, il sole continua a splendere, anche dopo la morte di qualcuno, un puntino a caso in questo immenso mondo. Ho scritto una riflessione simile per la morte di mio nonno. Mi ritrovo molto nelle tue parole.
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