Dedicato ad una leonessa.
Si dice che il 31 ottobre i morti tornino sulla terra.
Nulla di più falso.
Sarebbe troppo facile così, ti serve un permesso per
tornare, bisogna aspettare la coda, bisogna che la commissione apposita valuti
la tua richiesta, bisogna passare i test psicologici per provare che una volta
lì non ti convincerai di essere ancora vivo. E hai a disposizione un solo ritorno
per tutta l’eternità. Di solito lo usano tutti nei primi trenta anni dopo la
morte, ma ho sentito di spiriti che hanno ne aspettati anche settanta. Alcuni spiriti
non lo hanno mai usato, perché una volta che lo usi vieni messo in lista per la
reincarnazione.
Ti cancellano la memoria, ma non le sensazioni, e poi ti
buttano di nuovo sulla terra. Molti spiriti sono talmente attaccati ai propri
ricordi che scelgono di non reincarnarsi, altri semplicemente si trovano meglio
qui e decidono di non voler affrontare di nuovo le difficoltà della vita. Io,
personalmente, devo andare ad un funerale. Poi mi reincarneranno, e anche se
sarà difficile ricominciare tutto daccapo portando con me solo le sensazioni di
questa vita, so che è giusto che vada così. È il momento che anche io abbia la
mia seconda possibilità.
Il ritorno sulla terra, dopo dieci anni, è molto
doloroso, fa male come se avessi tutte le ossa rotte. Particolare, dato che non
ho un corpo e quindi non ho ossa. Sono invisibile e impalpabile, quello che si
definisce un fantasma. Nonostante tutto sento dolore fisico, come se fossi
stato buttato sotto da un autobus. Particolare, dato che è esattamente così che
sono morto. Il mondo mi appare lievemente diverso da quando l’ho lasciato, i
negozi sono cambiati, i sensi di marcia delle strade sono cambiati. E anche lei
ha cambiato casa. Ho fatto richiesta alla commissione affari dei viventi per ottenere
un dossier sul suo conto, per sapere chi è diventata, dove si è trasferita,
cosa ha fatto dopo che io le ho voltato le spalle quella sera.
Tutto sommato è comodo non avere un corpo, puoi prendere
la metropolitana senza pagare il biglietto. E mentre aspetto che il treno
percorra le otto fermate che mi separano dalla casa dove lei abita ora, mi
informo su come le è andata la vita. Nel dossier c’è scritto che è venuta al
mio funerale, che ha pianto per me e che ha sofferto, che anche se l’ultima
cosa che mi ha detto è che mi voleva fuori dalla sua vita, il modo in cui ne
sono uscito è stato troppo drastico. Per fortuna, non mi ha visto morire. Né ha
visto il mio cadavere prima del funerale, così non ha mai saputo che mi stavo
strappando quel bracciale mentre attraversavo la strada. Quel bracciale, pegno
d’amore comprato ad un festival di artigianato, a cui è legata la promessa di
indossarlo finchè ci saremmo amati, era nella mia mano nel momento in cui me ne
sono andato. Ed è nella mia mano ancora ora, mentre leggo il suo dossier. Per
due anni non ha lasciato avvicinare nessuno, troppo turbata dal mio improvviso
abbandono, forse turbata dall’idea che potessi averlo fatto di proposito. Non
riuscirò a vivere se non mi perdoni. Questa frase che le ho detto pochi minuti
prima di dirle addio, deve aver assunto una connotazione abbastanza ambigua
nella sua mente. L’importante è che dopo quei due anni lei abbia finalmente
lasciato entrare qualcuno nella sua vita. Il dossier mi dice che è una brava
persona, che non l’ha fatta soffrire come ho fatto io, che non ha peccato di
eccesso né di carenza di amore. Non le ha mai mentito, non ha accumulato peccati
di cui farsi perdonare. Anche lei ha imparato dal nostro fallimento a non
commettere quegli stupidi errori che si impilano fino a diventare una montagna
insormontabile.
Ho rimpianti? A volontà. Rimpiango di non averle
strappato un ultimo bacio e di essermene andato con le lacrime agli occhi,
arrabbiato e fuori di senno. Rimpiango di non essere morto da ingegnere ma da
studente pigro. Rimpiango di non aver detto addio alla mia famiglia. Il dossier
dice che lei soffre per avermi negato quell’ultimo bacio, ma in fondo la vita
va così. Spesso ci facciamo male senza neanche volerlo, e non sempre abbiamo la
possibilità di rimediare ai nostri errori. Molti vivi credono che noi morti
torniamo per rimettere a posto i torti, i rimpianti, i rimorsi o gli errori.
Nulla di più falso. Torniamo quando ci va, quando c’è posto in fila, quando
decidiamo che è il momento giusto.
Ed eccomi qui, sotto casa sua. Salgo le scale, attraverso
la porta e sono in camera da letto. Luci soffuse, tende tirate e risate. Lei è
lì, nuda, nel letto con il suo uomo, con la persona che merita. Ammetto di
sentirmi un po’ triste, ma è giusto che sia andata avanti, non possiamo consumare
la vita preoccupandoci di non ferire le persone a cui teniamo, perché prima o
poi succederà in ogni caso. Ci vediamo domani, piccola, le dice lui. Anche io
la chiamavo così. Quanto sappiamo essere banali noi umani.
Lei sorride. Quante volte ho desiderato di vedere quel
sorriso rivolto a me, quando ero ancora in vita, ma a quanto pare una volta che
hai perso qualcosa l’hai persa per sempre. Le cose non puoi recuperarle, puoi
solo cercare di non perderle. Lui esce, lei rimane nel letto, io mi stendo al
suo fianco. Lei si stringe nelle coperte, ha sempre freddo dopo aver fatto
l’amore. Faccio come per abbracciarla, poggio delicatamente la mia mano
impalpabile sulla sua spalla, le do un bacio sul collo. Guardo nel palmo della
mia mano, il bracciale è ancora lì. E guardo il suo polso, completamente nudo.
Il dossier mi ha detto dove è finito il suo bracciale. Mi alzo dal letto,
lentamente, e in un paio di passi sono vicino alla cassettiera. Lì sopra c’è
una foto di noi due, sorridenti, ai primi tempi. E davanti alla fotografia,
poggiato sulla cassettiera, c’è il suo bracciale, insieme ad un piccolo animale
di peluche che mi aveva regalato, e che ha ripreso dopo che sono diventato
parte del paraurti di un autobus. Mi siedo di nuovo vicino a lei sul letto, e
le ripeto le ultime cose che le ho detto. Vorrei solo che tu stessi bene, con o
senza di me. Vorrei che tu riuscissi a perdonarmi, perché non ne posso più di
soffrire per il male che ti ho fatto. Per il male che ci siamo fatti. Vorrei
solo che esistesse la possibilità di andare avanti.
Lei dorme. Mormora il mio nome. È normale, è perché le
mie parole interferiscono con le sue onde cerebrali. Dovrei smetterla, anche
perché tra una settimana lei si sposa. E io sono venuto a farle gli auguri, a
dirle che sono contento che la sua vita abbia preso una piega soddisfacente, e
a celebrare un funerale.
Il funerale del mio ricordo.
È giusto che lei vada avanti.
Torno alla cassettiera e lascio che il bracciale prenda
una forma solida nella mia mano (concessione straordinaria della commissione
apparizioni) e lo poggio vicino al suo.
Sono due i permessi che ho ricevuto dalla commissione
apparizioni: far solidificare il bracciale e poter toccare un oggetto. Un
piccolo quadretto di legno con una foto di due ragazzi che sorridono.
Lo colpisco dietro, e lo guardo cadere a terra. Lei si
alza di scatto e si veste. I suoi movimenti non sono cambiati di una virgola.
Si avvicina lentamente alla fotografia e la raccoglie da terra. È un po’
perplessa, sta unendo i puntini nella sua mente. Mi ha sognato, ed è stata
svegliata dalla nostra foto che inspiegabilmente cade a terra.
Sgrana gli occhi, quando vede il mio regalo d’addio. Lo
raccoglie, lo osserva, trema, una lacrima spunta nell’angolo del suo occhio. Domani
lei starà meglio, e sei giorni dopo io sarò solo memoria, anzi, meno che
memoria. E mentre lei si sposerà, io saluterò i miei amici e mi reincarnerò.
E lei andrà avanti per la sua strada.
Io non posso, dato che la mia strada è finita sotto un
autobus, ma potrò avere una strada nuova.
Tornando al punto dove sono morto, ripenso ai momenti
felici che abbiamo passato insieme, ed è bellissimo, perché io sono solo mente
e quella felicità mi pervade per intero. Non sento altro che il calore del suo
primo abbraccio, ed è con quella sensazione addosso che mi stendo e chiudo gli
occhi, per riaprirli nell’aldilà.
6 commenti:
Caro Simone, ti sei superato :)
Penso che sia una buona storia, perchè non usi questa idea per tirarne fuori un libro?! :)
Io lo comprerei, sinceramente. Vorrei sapere più cose... per esempio cosa ha pensato la tipa quando ha visto il braccialetto materializzarsi? Che fine farà il protagonista? Cosa hanno fatto insieme di così importante? E via dicendo. Penso che alcune parti siano un po' arronzate, potresti svilupparle. Anche la conclusione, mi sarei aspettata di più che riaprisse gli occhi in un'altra vita (vite parallele, cos' XD). Ripeto, penso ci sia del potenziale. Cmq complimenti, sappi che ti seguo ogni volta che posso :)
p.s. ma alcune lettere minuscole dopo il punto sono una scelta poetica o errore di battitura? XD
ç_____ç
concordo con Bree per quanto riguarda i passaggi che potrebbero essere approfonditi, ma la storia è stupenda.. e io sto piangendo...
Già sai.
Mi è piaciuto molto, anche se secondo me il fantasma non avrebbe dovuto agire a quel modo con una che sta per sposarsi. Cioè, dai, le fai venire i patemi d'animo!
A parte questo, mi è piaciuto tanto veramente, era particolare.
Solo una cosa: "È comodo non avere un corpo, puoi prendere la metropolitana senza pagare il biglietto. E mentre aspetto che il treno percorra le otto fermate che separano il punto della mia morte e reincarnazione dalla casa dove lei abita ora" hai scritto punto di morte e reincarnazione... Forse intendevi dire invece di reincarnazione, il fatto di riapparizione sulla terra, visto che è un fantasma?
Mi è piaciuto molto il racconto. Credo che parte della bellezza stia proprio nel fatto che ci viene raccontata solo parte della storia che l'autore lascia sviluppare liberamente a noi lettori. Bravo :)
Grazie a tutti per i complimenti :)
@Arhal: in effetti hai ragione, l'ho corretto.
@Bree & Nemo: potrei avere qualcosa del genere in cantiere, restate sintonizzate su questo canale e lo scoprirete
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